Ogni struttura sanitaria rimasta in piedi nella Striscia di Gaza dopo Margine Protettivo, sta sopravvivendo ad una grave carenza di farmaci e forniture mediche. Risultato degli otto anni di embargo imposto da Israele e Egitto, di un lungo anno di crisi finanziaria all’interno dell’Anp e di una marcata mancanza di cooperazione tra il governo di Ramallah e Hamas a Gaza. Attualmente manca il 32% dei farmaci di assistenza primaria, il 54% dei farmaci immunologici e il 30% dei farmaci oncologici. Sono disponibili solo 260 dei 900 materiali sanitari di consumo essenziali. Secondo il Ministero della Sanità palestinese nella Striscia sono assenti 118 tipi di farmaci (25%) e 334 presidi sanitari (37%).
Alcuni anestetici mancano del tutto. Solo 33 dei 46 farmaci psichiatrici essenziali sono disponibili.

La condizione dei malati di cancro a Gaza è segnata dalla carenza di farmaci antitumorali dovuta al blocco implacabile di Israele del territorio costiero palestinese, e dall’impossibilità di raggiungere ospedali fuori dalla Striscia. Ogni mese solo il 10%, dei 1500 gazawi che chiedono il permesso di ingresso in Cisgiordania, Israele e Egitto per cure mediche, riceve un appropriato trattamento anti-tumorale. Negli ultimi dieci anni il numero dei pazienti con cancro nella Striscia di Gaza è lievitato. Carcinoma tiroideo, leucemia e mieloma multiplo sono i tumori con più alta frequenza. Sotto accusa: l’uso di armi da guerra da parte di Israele in zone altamente popolate, l’uso indiscriminato di fosforo bianco già dall’offensiva militare israeliana del 2008, i consumi di acqua inquinata, l’uso di terreni inquinati per la coltivazione.

Nel dipartimento di oncologia dell’al-Shifa hospital, a Gaza City, vengono trattati 150 pazienti oncologici al giorno, con tre medici, cinque infermieri e solo 15 posti letto. Ogni mese 70-100 nuovi casi. Si lavora con poco meno del 40% dei farmaci antitumorali necessari. Proibita la radioterapia e la terapia molecolare, perché dal valico commerciale di Kerem Abu Salem, al confine con Israele, non entrano né i macchinari per la radioterapia esterna né i nuovi farmaci oncologici. Diagnosi sempre meno accurate per la mancanza dei reagenti di laboratorio e dei macchinari per esami strumentali. I voluti e perpetrati ritardi da parte delle autorità israeliane nel rilascio del nulla osta di sicurezza per l’importazione dei farmaci mettono a repentaglio ogni giorno la vita dei pazienti affetti da cancro.

Il programma di trapianti del rene, unico iniziato a Gaza nel 2013, è praticamente fermo perché Israele proibisce l’ingresso degli immunosoppressori, categoria di farmaci utilizzata per evitare il rigetto dell’organo. Le restrizioni sui valichi di frontiera hanno esacerbato le condizioni di salute degli abitanti di Gaza che convivono con malattie croniche. I farmaci provenienti da Israele sono molto più costosi di quelli che arrivano dall’Egitto. Difficili da procurarsi perfino antipertensivi e antidiabetici. E una volta ottenuti i costi sono spropositati e le consegne lente. In più l’insulina per i diabetici richiede refrigerazione costante, per poter conservare la sua efficacia, che diventa illusoria in un posto in cui manca l’elettricità per 18 ore al giorno. Bloccate anche le donazioni da organizzazioni arabe e internazionali attraverso il valico di Rafah, al confine con l’Egitto, aperto soltanto per 15 giorni quest’anno.

I materiali sottoposti a specifici permessi da parte del Ministero della Difesa israeliano spesso sono semplici pezzi di ricambio per apparecchiature danneggiate da anni di degrado. I cosiddetti materiali nella lista israeliana «dual-use», quelli che secondo Tel Aviv possono avere un duplice utilizzo, militare e non, spesso sono reagenti o prodotti chimici che entrano nel processo di preparazione di medicinali nelle industrie farmaceutiche, che prima soddisfavano il 15% del fabbisogno locale. In entrambi i casi vengono fermati a Kerem Abu Salem. Inoltre i servizi sanitari a Gaza sono tenuti a pagare per il deposito in Israele delle attrezzature mediche acquistate, durante gli interminabili controlli di sicurezza israeliani.

*Cardiochirurgo pediatra e giornalista freelance