In Italia gli anziani sulle impalcature sono almeno 70 mila: trattenuti al lavoro con la legge Fornero, sono oggi gli edili più esposti al nero e agli infortuni gravi. Basta guardare i dati: nel 2015 ci sono stati 678 morti sul lavoro (si escludono quelli in itinere – in crescita rispetto ai 661 del 2014). Il 23% si sono registrati nel settore delle costruzioni, e uno su quattro era un caschetto over 55. È solo uno dei problemi che si troverà ad affrontare Alessandro Genovesi, eletto segretario generale della Fillea Cgil (succede a Walter Schiavella): 38 anni, nella scia del ringiovanimento dei vertici deciso dal sindacato, si è occupato di mercato del lavoro, di call center, ha guidato la Cgil lucana e da un anno è in Fillea. Le sue passioni: il figlio Pietro, la politica, il Risiko. E il cocker Lev Trotsky.

L’edilizia, insieme all’agricoltura, è un po’ la trincea del sindacato: molto nero, alto sfruttamento, tanti immigrati. Come riuscite a entrare nei cantieri?

La parola chiave è «inclusione». Innanzitutto degli immigrati. Rappresentano circa il 45% del milione di addetti dell’edilizia, quasi uno su due è dunque rumeno, albanese, montenegrino, solo per fare qualche esempio. Li coinvolgiamo, innanzitutto informandoli: e poi possono lavorare con noi, molti di loro sono delegati, funzionari, segretari Fillea. Ci sono poi tante figure con contratti spuri, autonomi che in realtà non sono tali: circa il 30% degli edili è in partita Iva, e non sto parlando ovviamente né del piccolo imprenditore con qualche dipendente né dei professionisti, come gli architetti o gli archeologi iscritti agli albi. Per non parlare dei voucher, il cui utilizzo dilaga senza sosta.

Quindi parliamo di veri e propri operai, quelli che vediamo sulle impalcature.

Esattamente, e tantissimo del nostro lavoro è proprio basic: ti devi accertare che non siano in nero, che indossino il caschetto e gli altri dispositivi, che abbiano un contratto. Allora quello che fa il sindacato in un cantiere è innanzitutto realizzare che le persone che ci lavorano abbiano tutte le tutele: 1) che siano registrate, che si sappia chi è entrato a lavorare e a fare cosa; 2) deve essere applicato il contratto, o se si tratta di un autonomo devo fare in modo che abbia almeno la paga corrispondente a quella contrattuale; 3) devo puntare ad assicurare a tutti il welfare contrattuale, la copertura della cassa edile, le assicurazioni. E se una persona è in partita Iva, chi gli dà la commessa dovrà pagargli almeno la scuola edile, dove vengono fatte le 16 ore obbligatorie di formazione su salute e sicurezza, e lo studio dei dispositivi di protezione individuale. La sicurezza è un tema su cui è vietato risparmiare.

Eppure aumentano gli anziani messi a lavorare sulle impalcature.

È un effetto della legge Fornero, e serve quindi anche un intervento politico. Tra l’altro, se queste persone non fossero state trattenute al lavoro – ne calcoliamo circa 70 mila – oggi avremmo altrettanti giovani qualificati nei cantieri. E se un over 60 maneggia una gru o un martello pneumatico, il pericolo non è solo per lui, ma anche per i colleghi e i cittadini intorno.

Il governo come potrebbe aiutarvi nel vostro lavoro? Cosa chiedete?

Soprattutto risorse certe nel tempo. Perché se è vero che finalmente la caduta del nostro settore si è fermata, d’altra parte rischiamo una pericolosa stagnazione. Dall’inizio della crisi a oggi si sono persi tra i 600 mila e gli 800 mila posti di lavoro, circa il 40% di produzione, con cali che si aggiravano tra il 7 e il 10% ogni anno. Il 2015 è finalmente quello in cui si è raggiunta la parità, con una produzione oscillante tra il -0,1 e il +0,1: noi adesso vorremmo vedere numeri positivi. E la parola chiave è «recupero»: l’edilizia non è più cementificazione e consumo di suolo, ma è manutenzione e riqualificazione degli edifici, grazie anche ai bonus per la ristrutturazione e il risparmio energetico. Il ministro Delrio ci assicuri finanziamenti certi, anche per i piani dei diversi Comuni, e noi possiamo rispondere dando la disponibilità alla contrattazione di anticipo.

Che tipo di contrattazione è?

Si concorda la possibilità che in caso di ritardo di alcuni cantieri, sempre nel rispetto della sicurezza, si possano variare turni e organizzazione quando serve. Sappiamo che avere un binario in più, come abbiamo visto recentemente in Puglia, o una corsia di autostrada in più, o anche una scuola sicura, è importantissimo per la cittadinanza. Al ministro Franceschini chiediamo di concentrare le risorse su siti storici importanti, ad esempio quelli Unesco minori, per riqualificarli.

I contratti come procedono?

Siamo al rinnovo su due importanti tavoli. A Federlegno diciamo che teniamo a entrambi i livelli, e che non rinunciamo a quello nazionale. All’Ance chiediamo di dar vita al contratto di cantiere che ricompone ciclo, figure e perimetri contrattuali.