I mob contrapposti di xenofobi e anti-razzisti. La demo delle femministe contro la violenza sulle donne. E la «dichiarazione di Magonza» di Angela Merkel che certifica il giro di vite sui migranti.

Nove giorni dopo, le strade di Colonia tornano a riempirsi. Il sex mob selvaggio fra la stazione e le vie del centro aveva trasformato la festa di Capodanno in una vera e propria caccia alla donna. Protagonisti gruppi di uomini fra i 15 e i 35 anni, spesso ubriachi, identificati anche dall’etnia africana o mediorientale. Vittime decine di giovani donne che hanno poi firmato oltre trecento denunce. Così la polizia di Colonia è finita sul banco degli imputati per l’inerzia e la gestione catastrofica dei giorni seguenti. Ieri nella metropoli sul Reno l’inevitabile muro contro muro in piazza.

A Breslauer Platz manifesta un migliaio di attivisti di Pegida e Pro-Köln «contro i profughi stupratori e il lassismo del governo». In parallelo scendono in piazza circa 500 antifascisti del movimento Colonia contro la Destra tenuti a debita distanza da 1.700 poliziotti in assetto anti-sommossa. Scontri tra forze dell’ordine e xenofobi dopo il lancio di bottiglie e petardi contro il cordone della polizia che ha spento la manifestazione con gli idranti. E si segnalano l’aggressione a tre agenti, un cameraman e bengala alzo zero contro i cronisti della «stampa bugiarda».

Tutto mentre in Renania-Palatinato la cancelliera sottoscrive la «dichiarazione di Magonza» al termine del seminario Cdu. Alla base la necessità di rimpatriare subito i migranti responsabili di reati – anche senza la condanna a un minimo di due anni come previsto dalla legge attuale – e l’obbligo per i profughi di firmare un accordo di integrazione vincolante. «Abbiamo assistito a disgustose azioni criminali. Bisogna inasprire le norme con provvedimenti più duri e applicabili. Sono cambiamenti nell’interesse dei tedeschi e dei migranti» argomenta Merkel.

Nel frattempo sulla scalinata del duomo di Colonia un gruppo di femministe, armate di tamburi e fischietti, chiede la «fine delle violenze sulle donne, solidarietà per le vittime delle aggressioni di massa e punizione dei colpevoli», mentre a poca distanza va in scena la contro-manifestazione di Köln gegen Rechts per «impedire che gli attacchi di Capodanno vengano utilizzati dai populisti per scopi politici» spiega la portavoce Sonja Ziegler, aggiungendo: «La finta indignazone di Pegida & Co nasce negli ambienti sessisti e serve a sfruttare l’indignazione – peraltro comprensibile – per gli attacchi di San Silvestro e a instillare atteggiamenti violenti contro tutti i migranti».

Nel mirino degli antirazzisti, insieme agli xenofobi anche la polizia di Colonia, già decapitata con il pensionamento anticipato del capo del presidio Wolfgang Albers licenziato venerdì su pressione del ministero dell’interno Thomas de Maizière (Cdu). «È uno scandalo che oggi a manifestare siano gli stessi protagonisti della dimostrazione degli Hooligan contro i salafiti (Hogesa) di ottobre 2014. E che la polizia sia la medesima che diede agibilità ai razzisti» ricordano i militanti di Köln gegen Rechts.
Con loro anche Joachen Ott, classe 1974, leader del Spd di Colonia, preoccupato per la deriva estremista che ormai travolge anche il suo partito. Proprio l’Spd a livello federale appare perfino più alle corde di Merkel che – in ogni caso – continua a rifiutarsi di fissare un tetto nazionale all’ingresso di profughi nella Bundesrepublik. Inchiodato a percentuali bersaniane nei sondaggi il partito socialdemocratico abbandona la prudenza, provando a cavalcare il fenomeno.

La svolta a destra Spd è certificata dal vice cancelliere Sigmar Gabriel pronto a «esplorare fino in fondo tutte le possibilità del diritto internazionale» nella repressione dei profughi responsabili di reati. Da qui la sua ipotesi di «detenzione nei Paesi di origine» e dell’aggressione «con tutte le forze» del fenomeno a cui lavora la collega di partito Katarina Barley (di Colonia) che l’11 dicembre è stata eletta segretaria generale del Spd.

Tutti leitmotiv fino a ieri utilizzati solo dai populisti di Alternative für Deutschland, Pegida e Csu. Inequivocabile dimostrazione che il punto di non ritorno, dopo la «notte dell’orrore» di Colonia, è stato abbondantemente superato.

In questo clima gli estremisti di Pro-Köln (declinazione locale dei nazionalisti di Pro-Deutschland) tornano sotto i riflettori mirando alla pancia dei tedeschi. «Chi osa parlare è sospeso e perde i diritti pensionistici, come sa bene il nostro amico Wolfgang Palm, capo della polizia di Aquisgrana». E ancora: «I profughi fanno quello che hanno fatto per secoli: saccheggiano, rubano e prendono le donne delle altre tribù» è la fantasiosa quanto pericolosa analisi – sempre più condivisa – di Michael Gabel, presidente di Pro-Köln.

Intanto ieri il deputato Cdu di Colonia Bernd Petelkau ha chiesto la testa anche del ministro dell’interno del Nordreno-Vestfalia.