La ministra dell’istruzione Stefania Giannini dà, a suo modo, il «benvenuto» ai sindacati di base e alle associazioni dei docenti che oggi manifesteranno a Roma contro la riforma della «Buona scuola», ribattezzata «cattiva scuola». In un’intervista a L’Unità Tv ieri ha detto che «ai sindacati non diamo un voto sufficiente, devono studiare di più». «Il sindacato – ha aggiunto – ha perso un’occasione, cioè la possibilità di stare per una volta dalla parte del cambiamento».

Un assist polemico offerto su un piatto d’argento a Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas, che oggi saranno in corteo a Roma dal Ministero dell’Istruzione in viale Trastevere fino al parlamento (ore 10): «Quando Giannini parla della sua riforma esagera, dal punto di vista dello studio è vicina allo zero perché questa riforma non l’ha fatta lei – sostiene Bernocchi – Noi che l’abbiamo studiata bene oggi daremo un segnale. Cercheremo di rendere inapplicabile una riforma che conferisce ai presidi il potere supremo di licenziare, dare premi o punizioni». Nella lettera ai neo-assunti Renzi sostiene che tutti i precari meritano di essere assunti. «Sì ma la metà di loro sono rimasti fuori dalle assunzioni – risponde Bernocchi – Il governo non ripristina nemmeno le risorse tagliate, ma ha avanzato solo la vergognosa proposta di otto euro mensili di aumento».

Alla vostra opposizione, il governo ha affibbiato un’insufficienza. «Dato che i sindacati sono composti da docenti non si può che bocciare questo governo che, ricordo, ha già punito elettoralmente una volta Renzi e il Pd. E lo punirano ancora nei prossimi passaggi elettorali» risponde Bernocchi. L’offensiva anti-sindacale del governo ieri è proseguita a tutto campo, com’è costume dello stile renziano. Il sottosegretario all’Istruzione Toccafondi ha allargato la schiera dei nemici agli studenti: «Le occupazioni arrivano puntuali da 25 anni. Ormai è diventato uno stanco rituale. In Italia sembra quasi che su questo tema della scuola ci siano gli indignati di mestiere, tra i sindacati e anche tra gli studenti». Lo storytelling «governo Renzi-innovatore versus gufi stanchi e passatisti» è stato ripreso letteralmente. Oggi, in piazza, ci saranno anche gli studenti. A Roma sono previsti due cortei: da Porta San Paolo al mattino, il secondo a piazza Sant’Apostoli il pomeriggio. La stessa composizione si sarà a Milano (dalle 9,30 a largo Cairoli).

Il conflitto è tra questa narrazione e le rivendicazioni materiali dei docenti sullo stipendio, sui nuovi poteri nella scuola, le assunzioni. Il governo cerca di delegittimare questi aspetti, opponendo il formalismo dell’efficienza. Un formalismo che non risponde a realtà, secondo i sindacati. Insieme a Unicobas, Cub, Usi, Surf, docenti abilitati Tfa, dirigenti, educatori, personale Ata ci sarà anche l’Anief: «Il governo non può sedersi al tavolo del rinnovo contrattuale senza proporre almeno 110 euro di aumenti e 5mila euro di arretrati per l’illegittimo stop all’indennità di vacanza contrattuale» sostiene Marcello Pacifico che mette in dubbio il premio di merito previsto dalla riforma: «Riguarderà pochissimi lavoratori, sarà gestito dal nuovo comitato di valutazione sul quale il dirigente scolastico avrà comunque l’ultima parola decidendo anche l’entità dei compensi da assegnare».