Di tutta la girandola di telefonate effettuate ieri dal neo presidente americano Donald Trump, l’unica sulla quale si ha qualche dato certo è quella che ha visto dall’altra parte della cornetta il presidente giapponese Shinzo Abe. Questo perché il portavoce di Trump su Twitter ha comunicato un breve resoconto della telefonata, mentre per le altre, con Angela Merkel, Vladimir Putin, Francois Hollande e il premier australiano Malcolm Turnbull non sono stati forniti i dettagli. Per quanto riguarda il Giappone, nella sua telefonata al premier giapponese Shinzo Abe, il presidente Usa Donald Trump lo ha invitato a Washington per il 10 febbraio.

SECONDO LA CASA BIANCA, il tycoon ha ribadito l’impegno «di ferro americano sulla sicurezza del Giappone». I due leader hanno promesso di consultarsi e cooperare sulla minaccia posta delle ambizioni nucleari della Corea del Nord.
Nessun comunicato – invece – su quanto detto da Trump ad Angela Merkel (si sa solo la durata, 45 minuti, della telefonata) e più ancora con Vladimir Putin. Tra i due presidenti si ritiene siano state le sanzioni al centro delle discussioni, ma anche in tarda serata nulla è trapelato. In precedenza Trump aveva fatto capire che trattandosi del primo contatto in assoluto tra i due, forse non si sarebbe parlato subito di sanzioni. Secondo fonti russe, la telefonata sarebbe durata 30 minuti circa.

DI CERTO LE SCOSSE di Donald Trump non sono per niente solo simboliche. Con la recente decisione di bloccare l’ingresso negli Stati uniti ai cittadini di sette paesi, guarda caso quelli con cui il miliardario non ha affari in ballo, sta sgretolando anche quelle azioni sensate di politica estera effettuate da Obama. Basti pensare all’Iran.

MA IERI DURE REAZIONI sono arrivate anche dall’Europa, esposte dal presidente francese Hollande che ha invitato l’Europa a «rispondere» con «fermezza» al presidente degli Stati uniti. «Quando le dichiarazioni del presidente americano indicano la Brexit come modello per altri paesi, credo che si debba rispondere», ha sottolineato il presidente francese. L’Ue dovrebbe avviare un «dialogo fermo» con Washington, ha aggiunto il capo dell’Eliseo. Donald Trump però, ieri è andato avanti come un treno; giornata di telefonate importanti, sottolineate dal nuovo apparato mediatico del presidente (sciolta anche la questione della fotografa ufficiale, sarà Shealah Craighead, già fotografa di Laura Bush e Sarah Palin). Il primo a essere stato chiamato è il presidente giapponese Abe, primo leader a incontrare, brevemente, Trump prima del suo insediamento.

NON SOLO CHIAMATE perché Donald Trump sarebbe pronto a firmare altri decreti: a breve dovrebbe arrivare un ordine esecutivo per imporre un bando di cinque anni sull’attività di lobbying per i funzionari dell’amministrazione, come aveva promesso in campagna elettorale, così come in dirittura d’arrivo dovrebbero esserci importanti modifiche che dovrebbero riguardare nuove procedure e una nuova struttura per il consiglio nazionale per la sicurezza. Analogamente arriverà un’altra firma per chiedere allo stato maggiore congiunto un piano entro 30 giorni per sconfiggere l’Isis.

Infine, a proposito del muro con il Messico, ieri per Trump è arrivato il parere di una persona esperta sul tema: con un tweet Netanyahu ha appoggiato la decisione di Trump: «Il presidente ha ragione. Ho costruito un muro lungo il confine meridionale di Israele e si è fermata tutta l’immigrazione clandestina. Grande successo. Grande idea». C’è da chiedersi cosa sarà in grado di creare l’eco trumpiana nel resto del mondo, visto quanto si muove nella pancia dell’Europa e non solo.