Era il punto 9 del «pacchetto» giustizia annunciato nove mesi fa dal governo: la riforma della prescrizione, vale a dire il suo prolungamento. Ieri è stata approvata dall’aula della camera e ora passa al senato dove però sarà sicuramente modificata, quindi tornerà indietro. E così si allungano i tempi dell’allungamento della prescrizione. Lo ammette il ministro della giustizia Orlando, avvertendo che sarà tenuta ferma «l’impostazione» ma che bisognerà «coordinare» l’allungamento dei tempi della prescrizione per la corruzione, votato ieri dalla camera, con l’aumento della pena per lo stesso reato in corso di approvazione (proprio da oggi) al senato. Tutti e due i provvedimenti sono dettati dal governo, quindi il coordinamento si sarebbe potuto fare prima a palazzo Chigi. Adesso pesa soprattutto la contrarietà degli alleati del Nuovo centrodestra. Ieri si sono astenuti, Alfano ha detto che al senato «faremo la nostra battaglia».

Ha buoni argomenti il deputato alfaniano Pagano che interviene per motivare l’astensione: «Il nostro potere contrattuale al senato è un ulteriore elemento di garanzia». A palazzo Madama il margine per la maggioranza è assai ristretto e sono 36 i senatori di Area popolare-Ncd. «L’iter parlamentare del provvedimento sulla prescrizione vede oggi una sua fase importante ma non definitiva», sintetizza il viceministro Ncd della giustizia Enrico Costa.
Non piace agli alfaniani che la prescrizione per il reato di corruzione (propria, per induzione e in atti giudiziari) sia stata allungata del 50% rispetto alla pena massima. Al momento sarebbe di 12 anni, ma nel parallelo disegno di legge del senato si alzano le pene per lo stesso reato (fino a 12 anni per quella in atti giudiziari) tanto che è stato giorni fa direttamente Renzi a esultare su twitter per il (tutto da approvare) «raddoppio della prescrizione).

Il disegno di legge approvato ieri prevede anche la sospensione della decorrenza dei termini di prescrizione dopo la condanna in primo grado. Per due anni, prolungabili di un altro dopo la condanna in appello per dare tempo alla Cassazione di esprimersi. Ma in caso di assoluzione si annulla lo stop e il reato è prescritto. Previsti anche altri tre casi di sospensione dei termini (più brevi, 6 o 3 mesi) per le rogatorie all’estero, la ricusazione dei giudici o particolari perizie chieste dall’imputato. Per i reati più gravi commessi contro minori, i termini di prescrizione cominceranno a decorre dal compimento della maggiore età delle vittime (che così avranno più tempo per denunciare).
La mediazione di Orlando, la promessa di correttivi al senato, ha consentito al Ncd di passare dal voto contrario (che ha comunque espresso sull’articolo 1) all’astensione. Fermo invece il No di Forza Italia e dei socialisti, che hanno denunciato il rischio di un allungamento oltre misura dei processi, per i quali il nostro paese è già ripetutamente condannato in sede europea. Stesso timore espresso da Sel, che però ha preferito un’astensione «neanche troppo benevola». Mentre si è astenuto per motivazioni opposte il Movimento 5 stelle, per il quale il provvedimento è troppo blando perché si limita ad aumentare i termini per la corruzione e non per altri reati che riguardano la cosa pubblica. Inoltre i grillini proponevano il congelamento perpetuo dei termini di prescrizione dopo la prima condanna.

Le divergenze tra alleati sulla prescrizione si collegano naturalmente anche ai postumi del caso Lupi. Renzi dovrà scegliere a breve il nuovo ministro delle infrastrutture, l’Ncd preme per portare Quagliariello al governo (per fare spazio nel partito proprio a Lupi) ma non si accontenta di un ministero minore come quello degli affari regionali. Alfano e Renzi dovranno incontrarsi ancora per risolvere il puzzle. Problemi anche in Forza Italia, visto che proprio intervenendo a nome del partito sulla prescrizione il deputato Chiarelli – legato al «dissidente» Raffaele Fitto – ha approfittato per attaccare in pubblico il consigliere di Berlusconi Toti e altri del «cerchio magico» berlusconiano come la senatrice Rossi. Risultato: il capogruppo Brunetta lo ha immediatamente escluso dalla commissione giustizia. E i fittiani hanno cominciato a protestare per «l’epurazione».