Per chi volesse rinnovare l’energia del punk può partire da alcuni classici: «Raw Power» di Iggy & The Stooges del 1973, «The Ramones» omonimo e primo album della band di New York datato 1976, il meno datato (si fa per dire, 1980) «Fresh Fruit for Rotting Vegetables» e primo dei californiani Dead Kennedys, «Out of Step» (1983) dei Minor Threat.

Passando dall’altra parte dell’oceano abbiamo il debutto degli Wire, «Pink Flag», un disco tutto sommato soft ma che ha influito sul punk. Obbligatori sono «Damned, Damned, Damned» (1977), ovviamente dei Damned, «Never Mind The Bollocks – Here’s the Sex Pistols», dello stesso anno, unico disco in studio della band di Johnny Rotten e Sid Vicious, The Clash e «Penis Envy», uscito nel 1981, dei Crass. Fra le band italiane che meglio forse raccontano l’epoca del punk sono a Roma i Bloody Riot – autori di un album omonimo uscito nel 1985 – gli Skiantos (debutto nel 1977 con «Inascoltable») e i Gaznevada a Bologna, i Negazione a Torino, i Raw Power a Reggio Emilia, i Rats a Modena, i Kina ad Aosta, i Wretched e i Kaos Rock a Milano e, più tardi, il volto che sdoganò il punk (diciamo pure quello più commerciale) in Italia, i Cccp sempre da Reggio Emilia.

Per approfondimenti sui Crass consigliamo: George Berger, «La storia dei Crass», ShaKe Edizioni, 2010; Marco Pandin, «Crass | no love, no peace», Stella Nera Edizioni, 2013; «Crass bomb», DIY, Agenzia X, Milano 2010.