Quando il dittatore iracheno Saddam Hussein occupò l’Emirato del Kuwait, furono giustamente mobilitati più di 30 paesi per liberare il paese perché Saddam Hussein aveva violato il diritto internazionale. Oggi il «sultano» turco Recep Tayyip Erdogan – con tanto di approvazione del suo parlamento – sta facendo la medesima cosa occupando una parte della Siria la quale gode di una sua sovranità indipendentemente da chi è governata: in questo caso, però, la comunità internazionale sembra essersi dimenticata del «diritto internazionale».

Dal 24 agosto l’esercito turco ha aperto due fronti in Siria, occupando militarmente con i carri armati alcuni centri e la citta siriana di Jarabulus. È chiaro che il sultano turco non ha mai rinunciato al vecchio sogno di riprendersi una parte della Siria. Non è infatti un mistero che da almeno cinque anni tra le intenzioni di Ankara vi è quella di creare una zona cuscinetto fra Siria e Turchia, ed è certamente questo il vero scopo dell’intervento delle forze armate turche nel conflitto siriano. Lo scopo più che evidente è intanto impedire subito ai kurdi di realizzare il sogno del Kurdistan siriano, il Rojava, cioè una provincia autonoma, autonomamente governata. Insieme alla Regione autonoma del Kurdistan iracheno, essa avrebbe rappresentato l’incoraggiamento più esplicito alla secessione dei kurdi della Turchia per unirsi ai loro fratelli di oltreconfine e creare il tanto ambito Kurdistan indipendente.

Tuttavia, anche in questo caso viene fuori tutta l’ipocrisia dell’occidente ed in primis degli Stati Uniti, che a voce approvano l’indipendenza del Kurdistan, ma nei fatti invece prediligono altri interessi.

La storia recente ha visto 40 milioni di kurdi essere costretti a combattere in quattro sporche guerre, 9 milioni contro l’Iran prima dello Scià poi degli ayatollah, 20 milioni di kurdi contro la politica repressiva di tutti i governi turchi che si sono succeduti dal 1925 ad oggi , poi è accaduto che in Iraq di fatto lo Stato islamico si sia quasi sotituito al regime di Saddam Hussein nel continuare a massacrare la popolazione kurda, in Siria è praticamente accaduta la stessa cosa. In questo momento servirebbe un accordo internazionale per mettere finalmente ordine in un’area del mondo in cui vige l’anarchia totale, in cui 40 milioni di kurdi da oltre un secolo sono oggetto di abusi, violenze, vittime di genocidi e di persecuzioni. Intanto non chiudendo gli occhi di fronte alle aggressioni militari del sultano Erdogan.