Nei film in cartellone alla prossima edizione di Cinéma du reel (19-29 marzo) , il festival parigino dedicato al documentario, i tre italiani sono tutti espressione di un cinema «indipendente» nel senso cresciuto fuori dagli apparati convenzionali in quelle «periferie» dell’immaginario che già negli anni passati, per esempio lungo il decennio dei Novanta, hanno prodotto gli scossoni più forti al nostro cinema (pensiamo solo all’esperienza siciliana di Ciprì e Maresco). E questa indipendenza non è solo questione di formazione o di referenti produttivi ma riguarda soprattutto lo sguardo strabico e poco allineato di queste opere nel modo di confrontarsi col mondo e di entrare nelle zone sensibili della realtà contemporanea. Da qui, per fare ancora un esempio, arriva anche il film presentato al Forum di Berlino (unico italiano dopo molti anni), Il gesto delle mani, premiato dalla Fipresci, la critica internazionale, di Francesco Clerici.

 

Ecco dunque che nel concorso lungometraggi di Cinéma du Reel, considerato uno degli appuntamenti «obbligati» dai documentaristi di tutto il mondo (lo dirige l’italiana Maria Bonsanti) troviamo Giovanni Cioni, regista toscano che ha vissuto a lungo in Belgio – ora abita a Barberino del Mugello dove organizza tra le altre cose laboratori di scrittura per ragazzi – e che nei suoi film (era anche tra gli autori nel progetto del Cinema corsaro ideato da Giovanni Maderna) segue le tracce dei riti antichi nel presente (In Purgatorio) o una comunità di tossicodipendenti senza la retorica del «marginale» (Per Ulisse). Al Reel porta Del ritorno, coproduzione franco-italiana.

 

Nel concorso opere prime c’è Mattia Colombo con Voglio dormire con te – anche questa coproduzione Italia/Francia. Una storia d’amore, o meglio un intreccio di variazioni sull’amore oggi in tempi di sentimenti precari e incertezze divenute cifra del reale. Tra i corti invece Yuri Ancarani, cineasta crossover, tra schermo e installazioni (spesso invitato anche negli Orizzonti veneziani) col suo San Siro. Entrambi lavorano a Milano, il film di Mattia Colombo è stato sviluppato nel laboratorio Nutrimenti terrestri, nutrimenti celesti (organizzato dal festival milanese Filmmaker), attività di formazione e sviluppo dei progetti continua col Network in cui si sono uniti i diversi festival del capoluogo lombardo, molto attivo e costantemente presente sul territorio. I risultati provano che è la strada giusta.

 

Tra i film selezionati per il concorso lungometraggi (in tutto 11) Une jeunesse allemande – ne abbiamo parlato da Berlino – di Jean Gabriel Périot, la storia della Germania nel dopo guerra attraverso l’esperienza della Raf, la Rote Armee Fraktion, e di una generazione, i figli della guerra appunto, il cui futuro non poteva esistere nella realtà di quella ricostruzione. Joaquim Pinto e Nuno Leonel con Rabo de Peixe, diario d’archivio che intreccia la vita dei cinasti e quella di un piccolo villaggio di pescatori nelle Azzorre dove hanno vissuto alcuni anni. Africa 815 di Pilar Monsell, ancora un viaggio intorno a un archivio di fotografie.

 

Philippe Rouy, regista sperimentale che ha lavorato a lungo sul dopo-Fukushima osservando il deterioramente di edifici come riflesso di quello della società, presenta (nel concorso francese) Fovea centralis. Mentre (nel concorso lunghi) la catastrofe nucleare in Giappone torna in Nucleare Nation II di Atsushi Funahashi.