Se c’è una storia romantica da raccontare del calcio italiano, quella che certamente supera tutte di gran lunga, è quella della Pro Vercelli. Delle gloriose «Bianche Casacche», che prima e dopo la Grande Guerra, fecero incetta di scudetti, vincendone 7, in tutto, nel periodo compreso tra il 1908 e il 1922.
Un’avventura da brividi, specie per una piccola città di provincia, esattamente a metà strada tra Milano e Torino. Che, a vederla dall’alto, sembra quasi un’isola dentro un mare – il famoso mare a quadretti – che ogni tre mesi cambia colore seguendo il processo di maturazione del riso: dalla terra scura e argillosa dei mesi invernali, all’azzurro dai mille riflessi in primavera, quando i campi vengono allagati. Dal verde delle piantine di riso a inizio estate, al giallo intenso tra fine agosto a inizio ottobre, quando la maturazione è giunta al termine. Già, questa è la terra dove, un secolo fa, si vincevano scudetti mitologici.
L’APPUNTAMENTO
Una storia leggendaria che mercoledì sera (alle 21) verrà raccontata nella spaziosa arena cittadina del Teatro Civico. Davanti al leggìo, di fronte a una platea che ha praticamente esaurito ogni settore (pochissimi i biglietti ancora disponibili), il giornalista di Sky Sport Nicola Roggero, accompagnato al pianoforte dal maestro Massimo Viazzo e con la presenza in sala di Federico Buffa. Due che non hanno certo bisogno di presentazioni e che del concetto di storia applicata al «football» sono i maestri indiscussi. Roggero, inoltre (che per l’emittente di Murdoch segue la Premier League inglese – è quello del famoso «ombrellino sul long drink» – e l’atletica), è originario di Casale (Monferrato), distante circa 25 chilometri da Vercelli e che faceva parte di quel mitico Quadrilatero del football di inizio secolo scorso (gli altri due «vertici» erano Alessandria e Novara). Un giornalista che conosce la materia come pochi altri.
Le luci si abbasseranno e si parlerà delle battaglie su quei campi fangosi, tra la nebbia e il freddo, da cui le Bianche Casacche, prima del calcio d’inizio si difendevano con una specie di paltò bianco (allora il concetto di «tuta sportiva» non era ancora entrato in fase embrionale).
Si parlerà di quel capitano-goleador, che a ogni gol realizzato riceveva – a fine partita – dei sigari (da rivendere o da fumare non si è mai capito) dall’avvocato e primo presidente della Pro Luigi Bozino.
E di quell’altro, con la fascia al braccio, Mario Ardissone (che oggi dà il nome al campo nel rione Belvedere dove gioca la Primavera bicciolana), il quale, ad ogni rimonta da completare, si tirava letteralmente su le maniche per fare paura agli avversari: che prendeva sistematicamente a randellate.
UNA SQUADRA «CATTIVA»
La Pro di allora, infatti, prodotto esclusivamente autoctono, non era solo una squadra talentuosa, ma molto «cattiva» agonisticamente. Lo era per difendere con orgoglio la propria «vercellesità»: una mentalità molto risoluta, che portò a vestirsi di bianco (con quella specie di camicie da moschettieri) sotto scorta delle lavandaie che consigliarono l’unico colore non soggetto a scolorimento. Era una sorta di Athletic Bilbao in salsa piemontese: quella squadra porta come data di fondazione il 1892, proprio della sezione ginnastica (quella calcistica è datata 1903), che insieme alla scherma costituisce un’altra delle scuole sportive italiane più prestigiose.
Vercelli e la Pro furono anche città e squadra del più grande cannoniere di tutti i tempi del calcio italiano, Silvio Piola (oggi nome dello stadio che un tempo era intitolato all’aviatore Leonida Robbiano): proprio a inizio ottobre sono caduti i 20 anni esatti dalla sua scomparsa. Anche se «successivo» dall’epopea-scudetti, mercoledì si parlerà anche di lui.
ALBERTO DALMASSO
Quell’epopea si concluse con un fatto in particolare: la nascita del calciomercato, la cui primissima operazione fu il passaggio del terzino Virginio Rosetta dalla Pro alla Juventus per 50mila lire. L’entrata in gioco dei soldi sancì la fine di tutto. Oggi, i «Leoni» della Pro Vercelli, sono protagonisti di un altro miracolo sportivo per una cittadina di poco meno di 47mila abitanti: disputare con competitività il campionato di Serie B.
Lo spettacolo «Per Alby, Nicola Roggero racconta la Pro Vercelli con la presenza in sala di Federico Buffa» è nato da un’idea della Onlus Alberto Dalmasso, talentuoso giornalista vercellese del bisettimanale locale La Sesia, scomparso lo scorso 3 aprile all’età di 27 anni per complicazioni dovute a un trapianto di cuore. Il racconto di Roggero, la partecipazione di Buffa, le note al piano del maestro Viazzo saranno a puro titolo gratuito. L’intero incasso, inoltre, verrà devoluto in beneficenza per l’acquisto di defibrillatori che serviranno ad enti ed associazioni (sportive e non), trovatesi – per norma di legge – ad affrontare una spesa non indifferente nell’acquisto del materiale di rianimazione. Un’associazione di amici e colleghi, guidati dal papà di Alberto, Massimo Dalmasso, anima di un’organizzazione che con uno spettacolo di così alta cultura sportiva, difficilmente recuperabile nei broadcasting di oggi, ha già lasciato il segno.