Blitz nel “Comitatone” di palazzo Chigi: Venezia (senza più sindaco…) diventa merce di scambio e terra di conquista delle stesse lobby che incarnano in concessione unica il «sistema Mose».

La cartolina da sventolare in pubblico è il bacino di San Marco finalmente liberato dalle Grandi Navi. Ci pensa il governatore Luca Zaia a bruciare tutti sul tempo con il tweet istituzionale delle ore 15.29: «Decisione unanime, navi oltre 40 mila t fuori da bacino SanMarco e canale Giudecca». Peccato che il commissario Vittorio Zappalorto abbia preferito astenersi da un voto politico per conto del Comune. E che gli amministratori di Mira (il vice sindaco Nicola Crivellaro e l’assessore all’urbanistica Luciano Claut) abbiano bocciato la soluzione della nuova rotta per le crociere in laguna.

Il super-tavolo istituzionale per Venezia ha partorito, in realtà, il via libera al canale Contorta e sposato gli interessi del Porto presieduto da Paolo Costa (il democratico inossidabile dall’Ateneo al municipio, da Bruxelles a Marghera). Un «inchino» su misura grazie all’intesa sussidiaria che passa dal sottosegretario renziano Graziano Delrio al ciellino Dop Maurizio Lupi, fino a coinvolgere i ministri Dario Franceschini e Gian Luca Galletti e il leghista Zaia con Roberto Daniele in qualità di presidente del Magistrato alle acque.

Si applica due anni dopo il decreto Clini-Passera (che vietava il transito alle città galleggianti per turisti), ma si spiana la laguna al progetto di 4,8 chilometri di scavo già progettati dal “giro” dei professionisti legati al Consorzio Venezia Nuova e cantierabili dalle imprese di fiducia (250-300 milioni di appalti). Non basta, perché sullo sfondo si intravvede di nuovo il project financing da 2,5 miliardi del teminal portuale d’altura che Costa vuole varare ad ogni costo…

Alla vera salvaguardia della laguna restano le briciole dell’ormai ex Legge Speciale cannibalizzata dal Mose: il “Comitatone” ha assegnato a Venezia 35 milioni per il triennio 2014-16. Ogni altro intervento dovrà misurarsi con la legge di stabilità…

Insomma, il summit di palazzo Chigi si rivela una «porcata» come sintetizza Beppe Caccia. E Gianfranco Bettin rincara la dose: «Come volevasi dimostrare. Il blitz di Ferragosto si è concluso come, da facili profeti, avevamo denunciato: con la scelta di sottoporre a Valutazione di impatto ambientale il solo progetto dello scavo del Canale Contorta-Sant’Angelo. Una scelta compiuta in assenza di una democratica rappresentanza del Comune. Ministeri ed Enti che sono stati fino al collo condizionati dalla cricca del Mose decidono ancora una volta sulla testa della città. Si realizza così il sogno di certi poteri forti e di tutti i poteri marci: comandare su Venezia senza mediazioni, confronti o controlli».

È il metodo delle larghe intese riformiste applicato al Veneto orfano di Galan & C. Uno schiaffo più che simbolico e insieme una specie di esproprio preventivo delle Comunali 2015. Così Silvio Testa, portavoce del Comitato No Grandi Navi, non fa troppa fatica a prevedere: «Se qualcuno vuole trasformare la laguna di Venezia in una Val di Susa questa è la strada. La lezione del Mose non ha insegnato niente a nessuno. E anche nel contesto veneziano Renzi svela il suo volto antidemocratico».

L’8 luglio all’Arsenale al premier “europeo” era stato consegnato – per interposto addetto al cerimoniale – l’appello a girare pagina rispetto alle Grandi Opere targate Mantovani & coop come allo scempio del turismo a bordo dei mostri superinquinanti. Un mese dopo il governo Renzi annuncia la «liberazione» del Canal Grande, ma rimette in gioco le stesse lobby inquiste dalla Procura della Repubblica.
Esulta Costa per tutti: «Il solo progetto capace di allontanare le navi da San Marco mantenendo l’eccellenza crocieristica veneziana è il canale Contorta-Sant’Angelo su cui si avvia da domani la procedura di valutazione ambientale, immaginando di poterlo realizzare nell’arco di 18 mesi». È il dispositivo della delibera numero 11 del 26 settembre 2013 (contrari Alfiero Farinea e Luciano Claut) con cui l’Autorità portuale cassava ogni altra alternativa all’approdo in Marittima. Da ieri è la rotta sancita dal “Comitatone”, dal governo e dalla Regione: Venezia deve solo alzare bandiera bianca?