Adesso il problema è la fiducia. I falchi dell’Eurogruppo, con in testa il ministro Wolfgang Schäuble e il presidente Jeroen Dijsselboem soprannominato “il tedesco con gli zoccoli” (è olandese e per di più socialdemocratico), affermano che “c’è un grosso problema di fiducia” e mettono in dubbio l’affidabilità degli impegni presi dai greci, che del resto non bastano mai. Ieri i falchi sono arrivati all’Eurogruppo con le armi in pugno. Ore di discussione, con due schieramenti che si scontrano: accettare il piano di Atene e far partire i negoziati per il terzo piano di aiuti, oppure aspettare di toccare con il dito la realtà delle riforme per poi concedere la trattativa. Oggi, i due successivi Consigli europei – a 19 e a 28 – dovrebbero approvare l’eventuale l’intesa “tecnica” ma, in mancanza di questa, trovare un’uscita politica. In caso di scacco, lunedi’ la Bce taglierà l’Ela, aprendo la sequenza del Grexit: fallimento delle banche, ricorso a una nuova moneta, caos con forti rischi di contagio ad altri indebitati (Italia compresa). Un passo in “terre sconosciute” per tutti, compreso il divorzio di fatto tra Francia e Germania, l’asse su cui è costruita la Ue. Un documento tedesco, fatto circolare sotto il tavolo all’Eurogruppo, studia l’eventualità di una sospensione della Grecia dall’euro per 5 anni, per risanare l’economia e ristrutturare il debito, una soluzione che Bruxelles ha liquidato come “legalmente irrealizzabile e senza senso”. L’Ue propone in cambio “aiuti umanitari” per i greci pauperizzati (la questione è la ragione del vertice a 28 di oggi).

Alexis Tsipras, presentando un programma di 12 miliardi di tagli con impegni precisi, molto vicini alle richieste dei creditori del 26 giugno, ha spiazzato gli interlocutori, che fanno finta di non capire la strategia di Atene. Tsipras, in due mosse, il referendum e la proposta che riprende le richieste dei creditori ma con un piano su tre anni, ha messo sul tavolo l’uscita dalla logica da ragionieri che ha finora dominato. In tre anni, c’è tempo per fare delle vere riforme, per rilanciare l’economia anche grazie alla ristrutturazione del debito. Senza uscire dall’euro.

Le tre istituzioni – Ue, Bce e Fmi – hanno giudicato “positiva” e “una buona base” per il negoziato la proposta greca arrivata nella notte di giovedi’. “A certe condizioni – dice una fonte vicina ai negoziati – considerano queste proposte come una base per negoziare un piano di aiuti nel quadro del Mes”, il Meccanismo di stabilità. Questa valutazione era ieri sul tavolo dell’Eurogruppo, in base all’art.13 del Mes. Ma dalla Germania è partita la carica: affermano che sono “proposte non credibili, diremo ai colleghi greci che non hanno fatto nulla per rafforzare la fiducia” e chiedono “misure supplementari”, nel mirino c’è il diritto del lavoro. Wolfang Schäuble, che cerca di imporsi a Merkel, parla di “negoziato estremamente difficile”, perché nella proposta di Atene ci sono “lacune finanziarie”, e poi “le promesse non bastano”. E aggiunge, per il futuro: “sappiamo che un taglio al debito pubblico non è possibile secondo i Trattati”. In privato, giovedi’ sera, il ministro delle finanze tedesco aveva definito la proposta greca “uno scherzo”. Un altro falco, il vice-ministro delle finanze olandese (cioè il vice di Dijsselbloem), Eric Wiebs, afferma che “il piano è debole” e che “cominceremo il negoziato quando tutte le condizioni saranno rispettate, ma c’è una seria preoccupazione sull’attuazione visto che i greci stanno proponendo qualcosa che una settimana fa era stata respinta dal referendum”. Edward Scicluna, ministro di Malta, riassume: “alcuni paesi sono molto scettici, altri meno, abbiamo bisogno di assicurazioni sulla realizzazione delle riforme, non sono solo parole”. Il ministro irlandese Michael Nooman mette in dubbio la stabilità del governo ad Atene: “è difficile portare avanti delle riforme senza un ampio consenso”, rivelando indirettamente che l’obiettivo resta sempre quello di far cadere Tsipras, per avere in Grecia un interlocutore più malleabile.

L’Fmi, che propone la ristrutturazione del debito (anche perché non riguarda la sua parte), ha fretta di concludere. Christine Lagarde: “siamo qui per fare molti progressi”, ha detto ieri. Ma Schäuble ha bocciato l’idea dell’Fmi di allungare da 32 a 60 anni la “maturità” del debito. La Francia continua a mediare. Il ministro Michel Sapin ha avuto un incontro bilaterale con l’omologo greco Euclide Tsakalotos prima dell’inizio dell’Eurogruppo, per dare un aiuto a fare alcune concessioni: “abbiamo un ruolo di trait-d’union”, ha riassunto. Il commissario Pierre Moscovici ha giudicato il piano greco “un gesto significativo”. Suggerisce: “le riforme devono essere messe in atto rapidamente, sono la chiave di tutto”, per sbloccare il programma e per affrontare la questione del debito. La Grecia ha proposto ieri di far votare in settimana tre riforme: pensioni, Iva, creazione di un’autorità fiscale indipendente. Nell’immediato, ci potrebbe essere uno sblocco di fondi per far fronte ai rimborsi – 1,6 miliardi del ritardo verso l’Fmi e 3,5 miliardi del 20 luglio alla Bce. Poi la discussione su un piano triennale, come chiede la Grecia, con finanziamenti che potrebbero venire legati al ritmo dell’applicazione delle riforme. Il terzo programma di “aiuti” sarebbe di 74-82 miliardi (53,5+35 di investimenti), tra cui i 16 miliardi che ancora restano del finanziamento dell’Fmi, che finisce nel marzo 2016.