Al primo sondaggio dopo gli accordi di Bruxelles, la popolarità di Tsipras e del suo partito smentiscono clamorosamente chi puntava sulla delusione dei greci e sull crollo di Syriza. «Non sfuggiremo di fronte alle difficoltà dei nostri impegni», così ieri Tsipras di fronte al Comitato centrale di Syriza, riunito per l’elezione di Tasos Koronakis, nuovo segretario del partito. E, dalla settimana prossima il parlamento presenterà le nuove leggi per cominciare a cancellare dalla vita dei cittadini quelle dei Memorandum e della Troika.
Un mese dopo le elezioni del 25 gennaio il partito di Tsipras ha guadagnato più del 10%, arrivando al 47,6% nella propensione di voto, mentre secondo il primo sondaggio post elettorale realizzato dalla Metron Analysis per il giornale “Parapolitika”, la Nuova Democrazia con il 20,7% si tiene lontana di ben 26,7 punti. Da questa analisi inoltre il populista To-Potami (“Il Fiume”) sarebbe al 6,4%, i neonazisti di Alba Dorata al 5,9%, il Kke al 4,7%, i Greci Indipendenti al 4,3%, i socialisti del Pasok al 3,4%, l’Unione di Centro al 2,8%, il Movimento di Papandreou all’1,6% e la sinistra extraparlamentare di Antarsya all’1,3%.

Il premier Tsipras, con il 55% dei consensi conferma la fiducia al suo ruolo di primo ministro, spiazza Samaras, che crolla al 13%, e attira più del 50% dei probabili elettori di Nuova Democrazia.
Il 68% della popolazione è d’accordo con le trattative intraprese dal governo e solo il 23% se ne dichiara “scontento”. Gli elettori dei due partiti di governo sono compatti: sia l’85% degli elettori di Syriza sia i Greci Indipendenti sono concordi con i punti della trattativa. La sinistra radicale assalta anche le roccaforti conservatrici e perfino reazionarie: il 64% degli elettori del Fiume, il 53% del Pasok e il 55% di Nuova Democrazia si dichiarano in accordo con le trattative del governo, percentuale che arriva al 53% tra gli elettori di Alba Dorata. Ma il risultato più imprevisto a favore delle azioni del governo proviene dagli elettori del partito comunista ortodosso (aveva votato contro il governo di Tsipras insieme ai neonazisti di Alba Dorata, Nuova Democrazia e Pasok): il 67% approva la trattativa con Bruxelles. Percentuali confortanti anche nel giudizio sul governo. Il 78% considera positivo il suo lavoro e solo il 18% no. Per il 59% Tsipras ha ottenuto dall’Europa più del governo di Samaras, il 19% meno e il 12% lo stesso.

Rimarrà delusa anche la fabbrica della paura sull’uscita dall’eurozona. Grazie alla politica europeista di Tsipras, l’81% dei greci vuole restare nell’eurozona e solo il 15% preferisce il ritorno alla dracma. I greci hanno raccolto la sfida di riscrivere i trattati, piuttosto che vedere svalutate le loro vite. Per Tsipras «nei prossimi 4 mesi dobbiamo dare battaglia giorno per giorno». E da domani inizia uno tzunami di vere riforme per ridare alla gente colpita dalla crisi la dignità distrutta dalla Troika.

«Nessuna casa nelle mani dei banchieri» non è più uno slogan elettorale, la prossima settimana è atteso il disegno di legge per la protezione della prima casa. Subito dopo toccherà alla regolazione dei “debiti rossi” dei cittadini e delle imprese (fino ad oggi a 85 miliardi di euro). Il governo vuole creare un ente pubblico che comprerà dalle banche questi debiti, in primis quelli sulla prima casa, per garantire alle famiglie la loro sicurezza abitativa. Anche per i debiti delle piccole e medie imprese e dei lavoratori indipendenti ci saranno facilitazioni mentre probabilmente accelera la riforma del diritto fallimentare. Con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita dei pensionati è in arrivo la legge per il ripristino della tredicesima alle pensioni minime.

Subito dopo toccherà alla legge per la riapertura della radiotelevisione di stato con il nome e il logo di Ert: si parte da zero riassumendo i suoi ex dipendenti. E stop allo sfruttamento delle miniere d’oro a Skouries in Calcidika, la Val di Susa greca.