L’Aventino dei grillini è durato poco. Neanche ventiquattro ore, il tempo necessario a Beppe Grillo per cambiare idea, come ormai gli succede spesso, e tornare indietro su una proposta che pure lui stesso aveva fatto come quella di abbandonare il parlamento: «Che ci stiamo a fare?» aveva domandato polemicamente martedì il leader dal suo blog, chiedendo agli attivisti di pronunciarsi sulla possibilità di trasferire i parlamentari a cinque stelle «tra la gente, nelle piazze di Roma e d’Italia» per spiegare i rischi del ddl Boschi. Ieri però, nonostante i risultati del sondaggio siano stati favorevoli per lui, l’improvvisa marcia indietro che ha fatto scattare il «contrordine grillini» lanciato sempre dal blog. I parlamentari 5 stelle «non si dimetteranno», ha scritto l’ex comico. «La votazione per il parlamento in piazza ha visto prevalere a larghissima maggioranza i sì – ha proseguito Grillo -. Leggendo i commenti va fatta però qualche precisazione. I parlamentari non si dimetteranno ma, anzi, quando riterranno necessaria la loro presenza entreranno in aula per votare e per difendere le istituzioni». Il resto del tempo lo impiegheranno invece per «spiegare ai cittadini cosa succede nel Palazzo».
Non è escluso che l’improvviso cambio di idea sia dovuto alla freddezza con cui la proposta di trasferire deputati e senatori in piazza è stata accolta sia dagli attivisti che dagli stessi parlamentari, molti dei quali non hanno nascosto i dubbi sulla reale efficacia dell’iniziativa. Che sembra più che altro dettata dalla necessità di restare al centro dell’attenzione in un momento in cui è Sel – e non il M5S – a rappresentare le opposizioni nella battaglia contro il disegno di legge costituzionale. Tanto più che uscire dal parlamento come proposto da Grillo significherebbe buttare alle ortiche il lavoro fatto fino a oggi dai senatori a 5 stelle proprio in difesa della Costituzione. Insomma, una mossa sbagliata che probabilmente, al di là dei proclami del leader, difficilmente verrà attuata. Da qui la retromarcia.
E non è certo la prima volta. Lo stesso stop and go si è avuto infatti solo poche settimane fa a proposito della trattativa con il Pd sulla riforma elettorale. Il giorno prima Grillo ordina la sospensione di ogni dialogo con i democratici, salvo poi annunciare il giorno dopo la ripresa dello stesso dialogo. Confermata nell’assemblea congiunta senatori-deputati alla quale il leader ha partecipato lunedì scorso. Tutti segnali non solo del caos, ma anche del malcontento che regna ormai da tempo nel Movimento e tale da costringere Grillo e Gianroberto Casaleggio a repentini cambi di strategia.
Su una cosa, invece, Grillo rischia di avere ragione. Ed è la possibilità che l’autunno porti con sé una nuova stangata per gli italiani. «Ci aspetta una tempesta perfetta», ha scritto sempre sul blog.- «Le previsioni variano da una manovra ottimistica (?) di 24 miliardi a una catastrofica di 40 miliardi. Dove troverà i soldi Renzie?». Scontata, purtroppo, la risposta: «Nelle nostre tasche».