Addio direttorio. Grillo si riprende i grillini. Lo fa senza infingimenti, nel nome di Gianroberto Casaleggio. In apertura di «Italia 5 stelle» il comico genovese mette subito le cose in chiaro dopo una giornata di riunioni ristrettissime nelle salette dell’hotel Posta, preso dallo staff come quartier generale a Palermo. «Mi chiedete se rientro? Sì, rientro», taglia corto ma con enfasi. Segnale che i dissidi interni rischiano davvero di fare implodere il movimento. E lui non può permetterlo, nonostante Roma, nonostante Parma, nonostante Gela.

Nessun passo di lato fa il capo: «Io ci sono a tempo pieno, voglio stare con il movimento fino alle elezioni e vincerle per dimostrare che possiamo governare Torino, Roma, Livorno… anche con gli sbagli che abbiamo fatto: e ci serve questa storia». Pur ammettendo, per la prima volta, che «il dubbio su una implosione mi è venuto». «Poi però ho visto che siamo calati dello 0,1-0,2 per cento, con tutta questa campagna contro… e allora ho detto ’ma chi è che segue questa roba’, la maggior parte degli italiani se ne strasbatte dei nostri problemi».

Sul palco allestito al Foro Italico Beppe Grillo è solo, con lui non c’è nessuno dei componenti del direttorio, e dopo di lui ci sarà solo la sindaco di Torino, Chiara Appendino.

I militanti osannano Grillo. Sarà lui d’ora in avanti a prendere le redini del movimento che ha creato con Casaleggio, ricordando che canotto durante la traversata dello stretto di Messina «sul canotto c’era Gianroberto, e pensare che non sapeva nuotare». Il capo si avvarrà di una squadra, «cinque-otto persone» ma non sarà un direttorio. Perché, dice, «il movimento è diventato grande» e lui da solo non ce la può fare. «Noi non possiamo morire, siamo qui e andiamo avanti – urla – Ho le mie difficoltà, non sono perfetto ma se fossi stato sano il movimento non sarebbe mai nato».

La strada da percorre, per Grillo, è il ritorno al passato, perché «noi siamo stati un laboratorio e quando abbiamo mosso i primi passi avevamo uno spirito straordinario». Bisogna riacquistare quella voglia, bisogna ripartire dai «vaffa…». È questo che, rimprovera Grillo, sta mancando alla seconda generazione dei grillini. Una critica evidentemente rivolta a chi nel movimento ha un ruolo istituzionale e non sta coinvolgendo nel modo migliore chi sta nei territori. Lo dice chiaramente che è necessario «tornare a quella visione, alla visione di quello che era il Movimento, che è come vogliamo vivere tra dieci anni». È appunto una pietra tombale sul direttorio, anche se per Grillo «è una parola che hanno inventato voi giornalisti. Sono cinque persone che io e Casaleggio assieme alla Rete avevamo scelto perché il movimento stava diventando enorme». Avevamo, dice. E ora? Non ci saranno «né promozioni né delazioni». Sicuramente, però si cambierà passo. A cominciare dal rapporto con le tv, un incubo per il grande capo. È già pronto un regolamento, «uscirà la prossima settimana». In «televisione andrà solo chi dovrà parlare di un tema, del nostro programma», avverte Grillo. «Si va in tv sulla base dei programmi». Basta con i protagonismi, con i salotti. Con le apparizioni e i personalismi. E basta con i confronti. Si torna al passato. «Siamo noi che andiamo nei talk show e tiriamo su gli ascolti e siamo noi che guardiamo da casa, guardando le cose che facciamo noi. Giriamo su noi stessi. Questo circolo sarà spezzato», assicura il fondatore che così tira di netto il freno a mano. «Vi rendete conto – dice rivolto ai giornalisti – che noi con tutto il battage contrario che fate perdiamo due o tre punti? Sarei molto preoccupato se calassimo del 100 per cento. Ma se non succede così vuol dire che anche gli stupidi non vi seguono più». Questo «mi preoccupa un po’, vuol dire che siamo noi che ci autoalimentiamo su questa roba, siamo noi i clienti e i fornitori di tutto».

È dunque «la seconda fase del movimento», annuncia il leader. Quella dell’inabissamento, come ai tempi d’oro. Perché l’obiettivo deve essere annullare o silenziare le divisioni che «ci sono state, ma è normale». Meglio dunque mettere a tacere. «Del resto – insiste il comico genovese – la tv è immagine, c’è quello che funziona di più o quello che funziona meno». Non tutti sono all’altezza. E allora meglio la ritirata. I parlamentari «li ho visti un po’ stanchi, ma è fiosiologico», anche se non li vede «affascinati dal potere». E poi la fase 2 vuol dire «una seconda generazione, dei giovani che si avvicinano adesso e devono capire cosa è il movimento, perché non lo hanno vissuto».

Andato via Grillo, la convention si sgonfia. Sul prato del Foro Italico non ci sono i 100 mila strombazzati dallo staff alla vigilia. La gente chiede di Di Battista, di Di Maio. Ma una scaletta non esiste. Lo staff si è limitato ad aprire un gruppo su whatsapp mettendo in chat i numeri dei tanti cronisti che seguono la manifestazione.