Il 24 gennaio 1979, alle 6,30 del mattino, Guido Rossa, operaio e sindacalista della Cgil, esce di casa per andare a lavorare. È dipendente dell’Italsider, delegato nel consiglio di fabbrica per la Fiom. Ma allo stabilimento Rossa non arriverà mai, perché quella stessa mattina le Brigate rosse gli tendono un agguato e lo uccidono. La storia del sindacalista che ebbe il coraggio di denunciare i terroristi nel pieno degli anni di piombo è ricostruita nel graphic novel di Nazareno Giusti «Guido Rossa (un operaio contro le Br)», che esce oggi per la Round Robin.

La prefazione è di Cesare Damiano, politico del Pd – presidente della Commissione Lavoro della Camera e già ministro del Lavoro – ai tempi giovane sindacalista della Fiom, alla Fiat di Mirafiori. Damiano ricorda il giorno del funerale, 250 mila persone sotto la pioggia, le urla di protesta degli operai: il presidente Pertini presenziò alle esequie e «il giorno stesso volle incontrare i “Camalli”, gli scaricatori del porto di Genova. Le forze dell’ordine lo misero subito di fronte ad un potenziale pericolo, tra quelle persone c’erano simpatizzanti conclamati delle Br. Lui rispose alzando lo sguardo in un modo che non lasciava scampo ad interpretazioni: lo so, ci vado apposta».

L’Italia di quegli anni non prevedeva le mezze misure: Rossa ebbe il merito di fare una chiara scelta di campo, denunciando un collega che distribuiva volantini delle Br alla macchinetta del caffè dell’Italsider. Fu l’unico a farlo, gli altri delegati lo lasciarono solo. A lungo il sindacato e lo stesso Pci non capirono la reale portata delle organizzazioni armate, la complicità e l’omertà che trovavano nelle fabbriche, e fu proprio l’omicidio di Guido Rossa a dare una sveglia.

«Come funzionari della Federazione lavoratori metalmeccanici di Mirafiori – ricorda Damiano – decidemmo di far sottoscrivere ai 600 delegati del “consiglione” di fabbrica che rappresentava quasi 60.000 dipendenti – un organismo enorme che dà l’idea del peso del sindacato del tempo – un documento di condanna della lotta armata. Solo pochissimi non lo firmarono e vennero espulsi, alcuni lo sottoscrissero e successivamente scoprimmo che appartenevano alle Br. La capacità di mimetizzarsi era tale che alcuni brigatisti, da delegati sindacali, esprimevano addirittura posizioni tra le più moderate e di mediazione, e ciò ne rendeva più difficile l’individuazione».

Il graphic novel di Giusti ci riconsegna uno spaccato della storia italiana – mai abbastanza scandagliata, soprattutto in quegli anni così difficili e divisivi – ma ha anche il pregio di raccontare la vita di una persona «normale» – un operaio e delegato sindacale – che grazie alla sua netta scelta di campo diventa un modello. La passione della lotta, la ricerca della giustizia, la fermezza nel rifiutare scorciatoie pericolose. Niente di meglio di un racconto a fumetti per conciliare gusto della lettura e riflessione.