Venerdì 30 ottobre Bill De Blasio ha rotto gli indugi. Nonostante la sua città, New York, quest’autunno sia stata letteralmente travolta dalla «Berniemania», la passione per Bernie Sanders, il sindaco progressista ha deciso di schierarsi con Hillary Clinton. «È lei la candidata che a mio parere può affrontare nel modo più efficace il problema della diseguaglianza economica» ha dichiarato ai microfoni della Mnsbc, il canale televisivo più amato dalla sinistra americana. Non era un gesto scontato, questa primavera De Blasio era parso tentennante, a giugno aveva addirittura evitato di andare a Roosvelt Island al lancio ufficiale della campagna di Hillary. Uno smacco, visto che il sindaco di New York era stato, nel 2000 il capo della campagna elettorale che aveva portato Hillary al Senato.
Ma se la direttrice di The Nation, il più noto settimanale liberal, lo ha bacchettato per questo, sostenendo che bisogna aspettare, continuare a tallonare Hillary, perché non si sposti al centro, De Blasio certo non è l’unico ad aver cambiato idea. O più semplicemente ad essersi arreso alla ormai inarrestabile ascesa della front runner democratica.
Tre giorni prima aveva fatto la stessa mossa Sherrod Brown, senatore dell’Ohio, anche lui progressista. Così come Hillary aveva già strappato a Bernie Sanders l’appoggio del più importante sindacato del pubblico impiego, l’American Federation of State, County and Municipal Employees, che conta ben 16 milioni di iscritti, e quello dei sindacati degli insegnanti. Lasciando al senatore socialdemocratico del Vermont giusto l’endorsment del sindacato delle infermiere e di altre sigle minori.
Ma in realtà ancora prima degli annunci ufficiali, si era capito che la sinistra americana era pronta alla resa. Dalla settimana scorsa infatti i sondaggi sono cambiati. Anche dove la vittoria di Bernie Sanders pareva sicura, come in New Hampshire, uno dei primi stati in cui si voterà per le primarie. E dove da qualche giorno Hillary è passata in testa, anche se per ora solo per 3 punti, 48 a 45. Mentre in Iowa o in South Carolina, anche qui le urne si apriranno a febbraio, la distanza tra i due appare ormai stellare. Hillary Clinton è la favorita, nel primo con quasi venti punti di vantaggio, nel secondo addirittura 50.