È stata una notte lunga, difficile e tormentata, che ha visto sgretolarsi tutti i rosei pronostici dei democratici. Quando si è capito che ormai non c’era più nulla da fare per Clinton, verso le 2 am ora di New York, sul palco del Javit center, dove si sarebbero dovuti svolgere i festeggiamenti per la vittoria del primo candidato donna alla presidenza degli Stati Uniti, è salito John Podesta, a capo della campagna di Hillary che, molto pimpante ha detto che la corsa non era ancora terminata, che c’era ancora speranza, con molti voti da contare ed ha invitato i sostenitori ad andare a dormire.

In realtà molti si erano già allontanati dall’headquarter democratico, in lacrime, in una New York anormalmente silenziosa e deserta. Durante la mattina di mercoledì, finalmente, la candidata democratica ha tenuto un discorso diretto ai suoi sostenitori, il discorso più difficile e che nessuno si sarebbe aspettato, dove ha ringraziato tutti e ha sottolineato come, anche se la sconfitta brucia e molto, è importante continuare a lottare, cadere e rialzarsi, a credere negli Stati Uniti d’America.

Si è rivolta a tutti i volontari e alla sua base ma specialmente alle donne e alle donne giovani rassicurandole che quel metaforico tetto di vetro attraverso il quale le donne vedono il cielo senza poterlo mai raggiungere, prima o poi verrà mandato in frantumi; si è poi rivolta alle bambine esortandole a non avere mai il dubbio di non essere preziose e potenti. Clinton ha sottolineato che ora è importante accettare Trump come presidente e dargli una chance cercando di mantenere la mente aperta.

Questo invito arriva dopo una infinita campagna elettorale dai toni estremamente aspri e decisi che sono stati anche quelli del presidente uscente. Obama, che è stato in prima fila nella campagna di Clinton, ha più volte definito Trump inadatto a ricoprire la carica di commander in chief, e ha definito una sua vittoria come una catastrofe per l’America e per il mondo. Non che ció sia meno vero adesso che la vittoria di Trump è una realtà e non solo una possibilità in campo, ma Obama, dopo la vittoria del candidato avverso, si è ritrovato a fare ciò che sa fare bene: rispettare le istituzioni e seguire il protocollo che ne permette l’attuazione.

Giá la sera precedente, durante la notte elettorale, Obama aveva diffuso via internet un video dove ricordava al Paese che, qualsiasi sarebbe stato il risultato di quella notte, il sole sarebbe comunque sorto la mattina seguente. Quando poi il risultato è stato chiaro, verso le 3,30 del mattino, Obama ha telefonato a Trump per invitarlo a un colloquio alla Casa Bianca, giovedì, e anche lui, come Hillary, nella mattina di mercoledì ha tenuto un discorso dal giardino delle rose.

Nel suo discorso con, come di consuetudine, Joe Biden alle spalle, Obama si è impegnato a far sì che la transizione tra i due mandati sia il più indolore possibile, così come il suo predecessore, Bush Jr, aveva fatto con lui e la sua amministrazione, questo perché, ha detto Obama, «la presidenza e la vice presidenza sono qualcosa che va al di là di noi e delle nostre persone». Obama ha fatto appello al sentimento di unità ed inclusione e ha ricordato che, prima di essere repubblicani o democratici, si è americani, e si hanno a cuore non i personalismi ma il bene del Paese.

Nelle stesse ore anche Paul Ryan, presidente della Camera dei rappresentanti ha tenuto un discorso dove ha compiuto l’ennesimo voltafaccia. Ryan, dopo aver espresso per mesi molte perplessità su Trump come candidato, aveva deciso di dargli l’endorsement, per poi distaccarsi nuovamente dopo lo scandalo dei video dove Trump parlava crudamente di donne con un presentatore televisivo. Ora Ryan ha ringraziato Trump, col quale fino a ieri non voleva essere mischiato, per aver portato i repubblicani a vincere al Senato superando ogni aspettativa.

Questo da un’idea di ciò a cui bisognerà abituarsi, cioè a un presidente che non avrá alcuna opposizione né esterna né tanto meno interna. «I repubblicani spesso agiscono in modo codardo – dice Domenick Stampone, sindaco di ultra sinistra di Haledon in New Jersey e attivo nella campagna di Clinton – non è probabile che facciano barricate, neppure se è per difendere l’istituzione».

Con queste elezioni, in un avvenimento che ha un solo precedente, i repubblicani conquistano il dominio di Camera, Senato, Presidenza e con l’elezione del giudice mancante anche della Corte Suprema. Il potere assoluto. Ai democratici non resterà che opporsi tramite la pratica ostruzionista del «filibuster» e scendere per le strade a manifestare, in attesa che le elezioni di Midterm del 2018 possano ristabilire un minimo di equilibrio, si spera.