«Che dio mi aiuti» invoca Norbert Hofer dai muri tappezzati coi nuovi cartelloni elettorali lanciati per l’ultima tappa delle infinite presidenziali austriache: il 4 dicembre il ballottaggio tra il candidato della xenofoba Fpoe e l’ex capogruppo dei Verdi Alexander van der Bellen che deciderà in che direzione andrà il paese. I sondaggi attuali confermano il risultato del maggio scorso (vincitore per una manciata di voti è stato Alexander van der Bellen). Per vincere bisogna conquistare nuove fette di elettorato. I credenti però non sembrano gradire la nuova sortita di Hofer: la diaconia delle chiese evangeliche (Hofer ha lasciato la chiesa cattolica da lui considerata troppo a sinistra) ha bollato l’operazione come abuso del nome di dio, un peccato contro il secondo comandamento, ricordando peraltro che il capo dello stato deve essere laico, anche per garantire la libertà religiosa.

Se Hofer continua a giocare la carta del bravo ragazzo dal volto gentile vicino a chi è dimenticato «da presidente della repubblica terrò il discorso di capodanno in un ospizio per anziani» ha promesso, i toni dei liberalnazionali (Fpoe) sono altri. Il capo H.C. Strache minaccia addirittura la guerra civile: «Coll’afflusso inarrestabile di migranti poveri estranei alla nostra cultura che penetrano nei nostri sistemi sociali … viene minato nei suoi fondamenti il nostro sistema sociale basato su solidarietà e coesione». Per questo motivo per Strache «a medio termine non è improbabile si arrivi alla guerra civile».

Sabato scorso a Linz capoluogo dell’ Alta Austria, si è svolto un convegno di militanti di estrema destra provenienti da Austria e Germania auto nominati «Difensori d’Europa». Ha riunito e rinsaldato componenti e generazioni diverse, gruppi militanti extraparlamentari e forze istituzionali come la Fpoe, nuova destra dall’aria pop come gli Identitari e le tradizionali Burschenschaften, le organizzazioni studentesche combattenti come la Burschenschaft Arminia Czernowitz, tra gli organizzatori dell’incontro.

Organizzazione legata agli ex nazisti di cui è membro anche il vicesindaco di Linz della Fpoe Detlev Wimmer. Il partito di Hofer è anche al governo della regione con i popolari (Oevp) del governatore Josef Puehringer. Che ha concesso al raduno la sala più sontuosa e di rappresentanza della regione.

Contro il convegno a Linz si era mobilitato da mesi un vasto schieramento: scrittori, università, teatri, sindacati, i movimenti Offensive gegen rechts, offensiva contro la destra, e Stop di Rechten, ferma la destra, Verdi e socialdemocratici (Spoe), il Comitato Mauthausen degli ex deportati del campo che si trova in questa regione, protesta anche dell’Aned, gli ex deportati italiani. Protetto da ingenti forze di polizia e zone rosse il raduno ha potuto svolgersi. Fuori un corteo di migliaia di persone partito dalla stazione, «Linz si mette di traverso», «via i nazisti». Un sostegno e ringraziamento ai partecipanti al corteo antifascista è stato espresso dal cancelliere socialdemocratico Christian Kern.

Tra i relatori principali del convegno figurava clamorosamente Herbert Kickl, segretario generale della Fpoe e manager della campagna elettorale di Norbert Hofer. Fatto sorprendente secondo tutti i commentatori, considerato che la Fpoe in vista delle presidenziali cerca di accreditarsi come forza democratica. Il tentativo invece è, come ha detto un giornalista della Kronenzeitung che è riuscito ad infiltrarsi nel convegno, far passare come centristi contenuti di estrema destra.