Grossa gaffe di François Hollande, domenica su Canal+, dove il presidente ha animato una trasmissione di due ore con l’intenzione di recuperare terreno nell’elettorato giovanile. E con disinvoltura, commentando un reportage sul nord deindustrializzato che vota ormai Fronte nazionale, ha detto che Marine Le Pen parla «come un volantino del Pcf degli anni ‘70», chiedendo di nazionalizzare le industrie e di chiudere le frontiere. Immediata levata di scudi dei comunisti. Il segretario, Pierre Laurent, ha chiesto scuse pubbliche. Che non arriveranno.

Il portavoce del governo, Stéphane Le Foll, ha sottolineato che la frase di Hollande era più complessa e sottolineava anche la differenza tra i comunisti e l’estrema destra («il Pcf non chiedeva che si cacciassero gli stranieri né la caccia ai poveri»). Per tre ex ministri Pcf del governo Mauroy (1981-83), all’epoca della prima presidenza Mitterrand, «che Hollande distorca così la storia, nel momento in cui Marine Le Pen dispiega sforzi per captare i suffragi degli strati popolari, solleva un vero problema». Il Pcf e il Ps avevano concluso un programma comune nel ’72, prologo della vittoria di Mitterrand nell’81. Per Jean-Luc Mélénchon, del Front de gauche, Hollande si è macchiato di «affermazioni di tale bassezza e povertà indegne di un presidente eletto anche dai comunisti». (a.m.m.)