Una visita, quella di Francois Hollande, di importanza fondamentale per il governo di Syriza. Nel suo incontro con Tsipras, il presidente francese ha discusso di tutti i temi considerati cruciali, in questa fase, per la Grecia: dalla ricapitalizzazione delle banche elleniche, sino alla ristrutturazione del debito pubblico del paese, alla volontà di rimettere in vigore i contratti collettivi di lavoro e alle privatizzazioni richieste dalle istituzioni creditrici.

Il presidente francese ha voluto mostrare un sostegno concreto su due temi-chiave, quello dei debiti dei cittadini verso le banche, ed il bisogno di far partire una trattativa per la riduzione o l’alleggerimento del debito. Sulla prima questione, Hollande si è riferito al bisogno di flessibilità da parte dell’Europa e alla necessità di riconsiderare il limite, la cifra totale che protegge i debitori dai pignoramenti della propria abitazione. «La questione dei prestiti e dei debiti costituisce una minaccia per le famiglie greche», ha sottolineato il leader francese, mentre Tsipras non ha esitato a dichiarare che «la trasformazione della società greca in un’arena per andare avanti con i sequestri della prima casa non può essere accettata da tutti coloro che hanno a cuore i valori della solidarietà in Europa». Quanto al debito, il presidente francese si è detto certo che una volta che la Grecia avrà onorato i suoi impegni, ci sarà la rinegoziazione.

«Faremo tutto ciò su cui ci siamo impegnati» ha ribadito il leader della sinistra greca, ma è ovvio che ci sono delle incognite: oltre alla questione del mantenimento in mano pubblica di una parte importante dell’azienda per l’energia elettrica, alla volontà di ripristinare i contratti collettivi di lavoro e evitare che le famiglie indebitate rimangano senza la prima casa, il governo di Syriza vuole che alla valutazione dei «progressi» compiuti da parte della Grecia, partecipi anche il Parlamento Europeo. L’inquilino dell’Eliseo sa che ci sono ancora alcuni capitoli aperti, in divenire, e comprende bene che con la «due giorni» ad Atene ha mandato un messaggio di «sostegno di massima» al governo di Syriza. Non a caso, ha voluto ribadire che «non debbono essere messi in discussione i diritti fondamentali del popolo greco». È la prima visita di un capo di stato di un grande paese europeo dallo scorso gennaio, da quando Syriza ha vinto la prima tornata elettorale, a cui hanno fatto seguito il referendum di luglio e le nuove elezioni anticipate del 20 settembre.

La Francia ha voluto far comprendere, quindi, che la Grecia non può essere tenuta in una specie di continua quarantena solo per il fatto di aver espresso ripetutamente, e in modo democratico, la sua avversione alle politiche di cieca austerità. Tsipras, d’altronde, nella conferenza stampa congiunta, non ha fatto mistero del fatto che nel corso del difficilissimo vertice del 12 luglio scorso, il presidente francese «è stato una delle persone che lo ha convinto ad accettare un difficile compromesso, per mantenere l’Europa unita e per non far prevalere forze conservatrici estremiste che avevano già preparato un progetto di divisione». Secondo il primo ministro greco, il messaggio dell’incontro di ieri è che la discussione insensata sull’uscita della Grecia dall’Eurozona, sulla spaccatura dell’Eurozona e dell’Europa deve essere definitivamente abbandonata. Bisogna vedere, ora, quali spazi di flessibilità, e di applicazione concreta di politiche sociali, si potranno aprire.

Quanto al pacchetto Juncker, i due paesi hanno deciso di collaborare alla sua piena valorizzazione, mentre in un incontro ad hoc i ministri dell’economia di Atene e Parigi hanno parlato della necessità di aumentare i progetti in comune sia nel settore pubblico che negli investimenti privati. Quanto all’immigrazione, Francois Hollande ha ribadito che l’Europa deve mostrare solidarietà concreta verso l’Italia e la Grecia, dal momento che «alcuni paesi che mettevano in dubbio questo bisogno, ora chiedono solidarietà e protezione dei propri confini».

È chiaro, ormai, che Atene guarda a Parigi, ed in seconda battuta a Roma, per cambiare, gradualmente, le priorità e le politiche in Europa. Ma le risposte, non dovranno farsi attendere troppo a lungo.