La Francia conferma, attraverso il ministero della Difesa, il massiccio bombardamento dei suoi aerei su Raqqa, la «capitale» dell’Isis in Siria, come specificato in serata da France 24.

Non si tratta dell’unica e immediata risposta del governo di Parigi, dopo l’attacco dell’Isis.

François Hollande, che lunedì parlerà alle ore 16 a Versailles di fronte al Congresso (Assemblea e Senato riuniti), dovrebbe chiedere a deputati e senatori di votare a favore di un’estensione dello stato di emergenza per tre mesi, alla scadenza dei primi 12 giorni decretati sabato (il voto parlamentare è obbligatorio dopo i primi 12 giorni).

Si prepara un giro di vite drastico sulle libertà, come hanno chiesto oggi i leader dei partiti di destra ricevuti all’Eliseo, a cominciare da Nicolas Sarkozy. Venerdì ci sarà a Bruxelles un vertice straordinario dei ministri degli Interni. Bernard Cazeneuve, all’origine di questa iniziativa, chiede ai partner «decisioni eccezionali».

Sono tre: 1) una lotta più decisa al traffico d’armi sul territorio europeo; 2) introdurre in Europa il Pnr (Passenger Name Record), che già esiste per i voli transatlantici: significa una schedatura dei passeggeri, dal passaporto alla carta di credito; infine, la Francia chiede la sospensione di Schengen a tempo indeterminato, con il ritorno ai controlli sistematici alle frontiere anche all’interno dello spazio di libera circolazione.

La Francia ha già sospeso Schengen venerdì, cioè prima degli attentati della sera, a causa della Cop21, che si terrà dal 30 novembre al 12 dicembre, con la presenza di 195 delegazioni e di più di un centinaio di capi di stato e di governo, Obama, Putin, Xi Jinping hanno confermato al loro presenza.

Lo stato di emergenza prevede la possibilità di proibire la circolazione delle persone e l’istituzione di zone di sicurezza. Hollande ha già annunciato 3mila militari in più per la sicurezza. A Antalya, il G20, è stato dedicato alla lotta al terrorismo. «Risposta forte» è il messaggio. Hollande dovrebbe precisare oggi se ci sarà un aumento dei bombardamenti francesi in Siria. Intanto, è stato deciso di inviare al largo della Siria la nave da guerra Charles De Gaulle.

L’inchiesta avanza, in parallelo in Francia e in Belgio. Tre fratelli, di nazionalità francese ma residenti in Belgio, sarebbero implicati. Uno sarebbe il kamikaze che si è fatto esplodere in boulevard Voltaire, mentre l’altro, Abdelslam Salah, è in fuga, e un terzo fratello è sotto interrogatorio da parte della polizia belga.

Secondo il sottosegretariato allo Sport, i kamikaze avrebbero anche tentato di entrare nello Stade de France, ma non ci sono riusciti e hanno poi sparato contro dei bar della zona. Sarebbe stata una strage ancora peggiore: c’erano decine di migliaia di persone alla partita amichevole Francia-Germania.

Gli attentati di Parigi sarebbero stati preparati in Belgio, dove 7 persone sono in stato di fermo. I due fratelli sono stati individuati perché avrebbero affittato a loro nome, in Belgio, le due auto che sono state ritrovate sabato e domenica e che sono servite ai terroristi per arrivare sui luoghi degli attacchi. Uno ha affittato la Polo che è stata reperita di fronte al Bataclan.

L’altro ha affittato, sempre in Belgio, la Seat nera che è servita al primo commando, per i massacri nella rue Fontaine-au-Roi e in rue de Charonne, e che è stata trovata a Montreuil, alla periferia est di Parigi, con a bordo tre kalashnikov. Già sabato era stato identificato il primo kamikaze, all’interno del Bataclan: si tratta di Ismael Omar Mostefai, un trentenne nato nella banlieue parigina, a Courcouronnes, che si sarebbe radicalizzato in una moschea salafista a Chartres. Mostefai sarebbe stato in Siria dall’autunno 2013 alla primavera 2014.

Sette membri della sua famiglia sono in stato di fermo. Ieri sera, tre dei sette terroristi implicati negli attacchi di venerdì sono stati identificati: oltre ai kamikaze del Bataclan e di boulevard Voltaire, anche il giovane (20 anni) che portava una cintura esplosiva nelle vicinanze dello Stade de France. Valls ha precisato che i morti di 12 nazionalità sono 132, 103 corpi sono stati identificati.

Il mondo politico adotta discorsi marziali. Il primo ministro, Manuel Valls, che ha incontrato i parenti delle vittime all’Ecole militaire, ha parlato di «union sacrée» e utilizzato il termine «nazione».

Hollande ha ricevuto ieri all’Eliseo i leader dei partiti politici. Il primo è stato Nicolas Sarkozy, una cortesia dovuta al suo passato di presidente. Sarkozy ha spezzato l’appello all’unità di Hollande. Per l’ex presidente, che pure ha ripreso l’espressione di Hollande «siamo in guerra», i francesi «non si sentono in sicurezza».

Sarkozy ha fatto alcune proposte concrete: in politica estera, chiede la fine delle due coalizioni in Siria contro Daesh e un accordo con la Russia; all’interno, chiede una modifica della politica di sicurezza; e all’Europa propone una «nuova politica dell’immigrazione», anche se ammette che «non c’è legame» con i terroristi «ma il problema si pone».

Per Marine Le Pen, ricevuta all’Eliseo a fine pomeriggio, il legame tra migranti e terroristi è ben presente. La leader del Fronte nazionale si felicita del ritorno dei controlli alle frontiere («che ci avevano detto che non servivano», ha ironizzato).

Chiede più soldi per esercito, polizia e dogane e una mano di ferro per il “disarmo delle banlieues, delle cantine, dei quartieri dove si nascondono i fondamentalisti”, con espulsioni degli stranieri radicalizzati e perdita della nazionalità per i bi-nazionali francesi.

Oggi alle ore 12 ci sarà un minuto di silenzio in tutta la Francia, anche nelle scuole, che riaprono, dove nel gennaio scorso c’erano stati dei problemi per far rispettare l’omaggio alle vittime di Charlie Hebdo e dell’HyperCacher. Le religioni sono intervenute nel dibattito ieri nel primo giorno di lutto nazionale. A Notre Dame, c’è stata la campana a morto e una messa in serata. Alcuni imam si stanno muovendo, perché cresce la domanda di una chiara presa di distanza della comunità musulmana dagli atti terroristici.

A Parigi degli imam hanno cantato la Marsigliese di fronte al Bataclan. Il clima è estremamente teso a Parigi, anche se i cittadini si sono riuniti in vari luoghi di Parigi per dire assieme «non abbiamo paura».

Le ong riflettono all’eventualità di annullare le manifestazioni di piazza previste per la Cop21 il 29 novembre e il 12 dicembre (del resto rese impossibili dallo stato di emergenza, se prolungato di tre mesi). Decideranno stasera. Ieri nel tardo pomeriggio, place de la République si è vuotata all’improvviso, tra le persone che si erano riunite per ricordare le vittime malgrado la proibizione delle manifestazioni di piazza, c’è stato un movimento di panico, a causa dell’arrivo di poliziotti pesantemente armati, gridando «scappate, scappate». Scene di panico anche nel Marais, in rue de Bretagne e in rue de Rivoli, alcuni hanno evocato delle «fucilate», ma ieri sera non c’è stata conferma di questa notizia.