«Questo è uno dei pochi posti rimasti in cui gli Stati uniti ancora onorano il voto popolare». Sin dall’inizio dello show, il presentatore dei Golden Globe Jimmy Fallon ha evocato lo spettro minaccioso del presidente eletto contro la volontà della stragrande maggioranza dell’establishment hollywoodiano. Quasi mai citato direttamente, ma evocato da un gran numero delle star presenti alla cerimonia per l’assegnazione dei premi della Hollywood Foreign Press Association tenutasi a Los Angeles ieri notte, Donald Trump è stato una sorta di «protagonista assente» della serata, in cui il premio al miglior film drammatico è andato a uno dei grandi favoriti: Moonlight di Barry Jenkins, che ha quindi sorpassato Manchester by the Sea di Kenneth Lonergan, (ma Casey Affleck, il protagonista, ha vinto come miglior attore). Il «vero» vincitore è però stato La La Land, premiato con sette globi e dato già dato da tempo come probabile protagonista anche degli Oscar. Il musical di Damien Chazelle ha infatti conquistato il titolo di miglior film nella categoria commedia/musical, miglior regia e sceneggiatura, colonna sonora e canzone originale. Ed entrambi i protagonisti – Ryan Gosling e Emma Stone – hanno portato a casa la statuetta per la miglior performance della categoria.

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L’ex Doctor House, Hugh Laurie, è miglior attore non protagonista in una miniserie per il suo ruolo da trafficante di armi in The Night Manager di Susanne Bier. Nel suo discorso di ringraziamento ha ipotizzato, scherzando, che questa sarebbe probabilmente stata l’ultima cerimonia dei Golden Globe: «Pensateci: ci sono le parole Hollywood, stranieri e stampa», ha detto facendo un chiaro riferimento alle categorie più frequentemente attaccate da Trump. «Accetto il premio per conto di tutti i miliardari psicopatici del mondo», ha aggiunto la star inglese.

A scagliarsi più duramente contro il neo eletto presidente degli Stati uniti è stata però la vincitrice del premio Cecil B. De Mille alla carriera, Meryl Streep. Citando l’intervento di Laurie, l’attrice – che ospite della Festa del cinema di Roma lo scorso ottobre si era detta certa della vittoria di Hillary Clinton – ha ringraziato la Hollywood Foreign Press Association: «Voi, e tutti noi in questa sala, apparteniamo alle categorie al momento più denigrate della società americana», ha osservato citando le diverse provenienze di alcuni degli attori premiati nel corso della serata, tra i quali l’israeliana Natalie Portman candidata per la sua performance in Jackie di Pablo Larraìn ma sconfitta da Isabelle Huppert, protagonista di Elle di Paul Verhoeven.

«Hollywood trabocca di outsider e stranieri – ha proseguito Streep – e se li cacciamo tutti non ci resterà che guardare il football e le arti marziali miste, che non sono le Arti». L’attrice ha però criticato Trump soprattutto per un fatto risalente alla campagna elettorale, in cui aveva preso in giro, scimmiottandolo, un giornalista disabile del New York Times: «Quest’anno una performance in particolare mi ha realmente sbalordita, e ha affondato i suoi artigli nel mio cuore. Non perché fosse buona: non aveva nulla di buono. Ma è stata efficace e ha raggiunto il suo scopo, far ridere la sua audience», ha detto l’attrice riferendosi all’offensivo atteggiamento del tycoon. «Questo istinto di umiliare, quando è adottato da qualcuno che parla da un pulpito pubblico, da qualcuno di potente, ha delle ripercussioni sulle vite di tutti, perché in qualche modo dà il permesso agli altri di fare la stessa cosa. La mancanza di rispetto chiama altra mancanza di rispetto, la violenza incita violenza. E quando i potenti usano la loro posizione per prevaricare il prossimo perdiamo tutti quanti».

La risposta di Trump sul suo social media preferito non si è fatta attendere: la mattina dopo su Twitter il presidente eletto ha chiamato Streep: «Una delle attrici più sopravvalutate di Hollywood», e una «serva di Hillary che ha perso alla grande». In una breve intervista con lo stesso New York Times, Trump ha detto di non aver visto la cerimonia dei Golden Globe in tv ma di non essere sorpreso di essere stato attaccato dai «liberal del cinema». «La gente continua a dire che volevo prendermi gioco di quel giornalista, come se Meryl Streep o altri potessero leggermi nel pensiero, ma non ho mai fatto niente del genere».

74th ANNUAL GOLDEN GLOBE AWARDS -- Pictured: Sarah Paulson, Winner, Best Actress - Limited Series or Motion Picture Made for TV, at the 74th Annual Golden Globe Awards held at the Beverly Hilton Hotel on January 8, 2017 -- (Photo by: Paul Drinkwater/NBC)

Nel corso della premiazione Jimmy Fallon ha ironizzato sulla futura presidenza del magnate, accomunandola al regno del viziato e sadico re Joffrey, uno dei protagonisti della serie tv Il trono di spade: «In dodici giorni sapremo come sarebbe andata se Joffrey non fosse morto», ha detto il comico in riferimento alla prossima cerimonia d’insediamento. Ma proprio lo stesso Fallon era stato criticato per il suo atteggiamento nei confronti di Trump durante la campagna elettorale, quando aveva ospitato il candidato repubblicano nel suo show gettando – con le parole di un editoriale di Ethan Coen sul NY Times – «una luce inoffensiva su un uomo che allarma tante donne, spaventa molti immigrati senza documenti e offende le minoranze». Forse per questo il conduttore dei Golden Globe ha voluto mostrarsi così critico. Anche se ormai è troppo tardi.