«Marco Omizzolo Roberto Lessio zecche di merda senza dignità. Curva Nord». È di questo tenore lo striscione intimidatorio affisso da sedicenti tifosi del Latina Calcio la mattina del 30 giugno davanti lo stadio comunale «Francioni». L’accusa fatta ai due collaboratori de «il manifesto», oltre a quella di essere simili al celebre acaro, è di aver osato indagare sulla dirigenza della società di calcio, con un’inchiesta pubblicata su questo giornale il 26 giugno scorso. Passata in pochissimi anni dai dilettanti sino quasi in serie A, il Latina Calcio è diventato una zona franca, di colore nero, da ammirare e non criticare.

Invece Omizzolo e Lessio hanno ricostruito vicende evidentemente scomode; soprattutto hanno messo in guardia rispetto alle possibili speculazioni edilizie relative alla realizzazione del nuovo stadio. Ma di calcio e affari, quando sono legati al business del cemento, non si deve parlare. Altrimenti entra in campo una sorta di falange armata di pennello e cartoncino che ti minaccia di essere «zecca e pezzo di merda».

Sull’intimidazione sono intervenuti i deputati del Pd Realacci, Chaouki, Mattiello e Civati, che oltre a dare solidarietà a Omizzolo e Lessio, auspicano che «i cittadini e i tifosi collaborino con le istituzioni per tenere la criminalità organizzata lontano non solo dall’economia, dalla politica e dalla società, ma anche dallo sport». Tutti ricordano il prezzo già pagato dalla provincia pontina a causa della presenza radicata della criminalità, a partire dall’omicidio irrisolto di don Boschin. Lo stesso ha fatto Legambiente, secondo la quale «non bastava uno striscione di chiara ispirazione mafiosa, che minaccia due esponenti di Legambiente che hanno l’unico vizio di raccontare la verità.

Ma quello striscione continua a fare bella mostra di sè per una intera giornata, guardato a vista, per impedire che venga rimosso. E se questo non bastasse, dalla coraggiosa inchiesta di Omizzolo e Lessio emerge la pervasiva “invasione di campo” che l’economia malata sta operando a danno dell’economia sana».

Anche la Cgil di Latina, con il Dipartimento Legalità, ha espresso solidarietà e ricordato che «nessuna intimidazione potrà arrestare la battaglia per l’affermazione della giustizia e della verità che si sta conducendo insieme». L’associazione In Migrazione, impegnata in una battaglia fondamentale in provincia di Latina a tutela dei diritti di migliaia di braccianti indiani, ha dichiarato di essere al fianco dei due giornalisti senza tentennamenti.

Solidarietà è stata espressa anche da Libera, che proprio a Latina il 22 marzo scorso ha organizzato la giornata della memoria e dell’impegno con migliaia di giovani a ricordare che «la mafia è una montagna di merda», e da Rifondazione Comunista.

Resta invece in silenzio il comune di Latina mentre quello striscione viene lasciato campeggiare per più di 24 ore sul muro dello stadio di proprietà proprio del Comune pontino, senza che venisse il coraggio a nessuno di farlo togliere.

Intanto Omizzolo e Lessio hanno sporto regolare denuncia in Questura. Ora la palla passa alle istituzioni.