Una questione di cuore. In tutti i sensi. L’incursione di Sasha Waltz sul palcoscenico del Teatro dell’Opera poche settimane fa, con Dido & Aeneas di Henry Purcell di cui firma coreografia e regia, è stato un vero colpo al cuore, per il pubblico (diverso da quello abituale del Costanzi) che ha esaurito la sala ad ogni replica. Cambiando le coordinate secondo cui un’opera si ascolta e si guarda in teatro, mostrando strade nuove di approccio a una composizione (anche se non in senso assoluto). Portando ad una partecipazione alla lirica di fatto diversa da quella abituale.

Pina Bausch aveva già esplorato, con successo trionfale, la formula della TanzOper, con due titoli di Gluck, Orfeo e Euridice e Ifigenia in Tauride. Il primo con i danzatori dell’Opéra di Parigi, il secondo (visto anche a Roma e proprio all’Opera nei primi anni ’90) con i suoi danzatori.

Usando invece brani proprio di Purcell in quella sorta di autobiografia spirituale in cui lei stessa danzava tra le sedie di Café Müller. Sasha Waltz ha tutta un’altra storia, di formazione e di percorso coreografico. Ma si avvicina all’opera con la stessa intensità, trasformando le vicende amorose di Enea e Didone, dalla passione incontrollata alla conclusione tragica (lui in fuga per «fondare Roma», lei stroncata dal dolore) in un succedersi di visioni indimenticabili e inusitate. A cominciare dal festoso inizio dell’arrivo di Apollo dalle onde del mare con il suo corteggio di ondine in onore di Venere,e immergendosi tutti scoprono nel fondo marino l’antica Cartagine.

Una scena mozzafiato con l’occhio di Waltz: una piscina calata dal cielo del palcoscenico si fa mondo sommerso e vitalissimo per i suoi danzatori. Con qualche brivido che introduce ai brividi successivi dell’amore infelice di Didone, nonostante la levità dei giochi di quelle creature semidivine divenute stregonesche. Il sentimento, a cominciare da quello dello spettatore, segue una accelerata escalation di visioni, fisicità, dolore e magari anche frustrazione. I corpi prodigiosi della compagnia berlinese, la Sasha Waltz & Guest, prolungano nei sensi il piacere dato dalle voci dei cantanti, ne sottolineano l’acuta contemporaneità con quella della loro danza, la carnalità sostiene il sentimento, la dinamicità della scena (non solo la piscina, ma praticabili sospesi e rapidi cambi di campo) ne trasmette in diretta la pulsazione, quasi cardiaca.
Con l’infelicità votata da Dido & Aeneas (e le meravigliose musiche di Purcell) quella creazione barocca si fa esperienza di ogni spettatore. Liberatoria quanto impudica.