Ogni giorno una nuova tappa sulla strada della svolta a destra della Francia: l’ultimo episodio ieri, con l’annuncio, da parte del ministro del lavoro, dell’introduzione di maggiori controlli sui disoccupati che prendono il sussidio. “350mila offerte di lavoro che non trovano nessuno in un paese che conta 3,4 milioni di disoccupati, è una cosa insopportabile”, ha affermato François Rebsamen. “Penso che i controlli debbano venire rafforzati. Quando si è disoccupati, nel senso del Bit, si deve cercare un impiego. Auspico che venga verificato che i disoccupati cercano un lavoro. In caso contrario, verranno radiati dalle liste. Ad un certo punto, ci vogliono delle sanzioni”, ha aggiunto. Immediata reazione dei sindacati. Laurent Bergé, segretario della Confédération française démocratique du travail (Cfdt), si è detto “atterrito” da questa mossa. Per la Confédération générale du travail (Cgt), si tratta di “indecenza, di mancanza di serietà”.

Philippe Sabater, dello Snu di Pôle Emploi (l’agenzia di collocamento pubblica) spiega: “Destra e sinistra è sempre la stessa ricetta, le vecchie politiche punitive sono di ritorno. Vengono spulciate le liste e così abbiamo migliori risultati. Ma anche se queste politiche si tradurranno con un calo del numero dei disoccupati, sarà artificiale e il problema ci esploderà in faccia come un boomerang”. In realtà delle misure di controllo sono già all’opera: l’“accompagnamento guidato” prevede una serie di appuntamenti obbligatori con i funzionari di Pôle Emploi e controlli specifici sulle azioni di ricerca attiva di un posto. Il governo di destra di François Fillon aveva deciso delle sanzioni dopo il rifiuto di due offerte di lavoro “ragionevoli” (ma il meccanismo ha funzionato male).

Pôle Emploi, da qualche mese, ha messo in opera un sistema di intercettazione automatica di “profili” a rischio, disoccupati che hanno caratteristiche di “pelandrone”. Da un po’ più di un anno, in quattro regioni, è sperimentato un nuovo sistema di controllo dei disoccupati, attraverso indagini su Internet, per verificare se è stata fatta una ricerca attiva di lavoro, se la persona si è iscritta ai siti di offerte di lavoro ecc. In caso contrario, arriva la radiazione dalle liste, la prima volta per 15 giorni. Questo sistema potrebbe adesso venire generalizzato a tutta la Francia. I disoccupati in Francia sono ben di più della cifra data da Rebsamen: a luglio, erano 3,7 milioni di categoria A (cioè senza nessuna attività), mentre se si addizionano coloro che hanno lavorato qualche ora vengono superati i 5 milioni. Hollande aveva promesso di “invertire la curva della disoccupazione” entro la fine dello scorso anno: al contrario, la disoccupazione continua a crescere.

Le affermazioni di Rebsamen hanno alimentato ieri ancora la polemica all’interno del Partito socialista, dove una “fronda” sempre più consistente contesta la politica del governo. Il premier Manuel Valls, che domenica è invitato da Matteo Renzi alla Festa dell’Unità di Bologna per “rilanciare l’Europa” con “la sinistra europea”, rischia di non avere più la maggioranza all’Assemblea, quando dovrà far passare la finanziaria 2015 (o se chiederà il voto di fiducia per il nuovo governo).

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Dopo una settimana di vita, il nuovo governo è già in difficoltà. Ieri sono cominciate le scuole ed è ripartita la polemica sulla modifica dei “ritmi scolastici”, avviata l’anno scorso. Quest’anno dovrebbe venire generalizzata in tutto il paese: per la materna e le elementari ci sarà scuola anche il mercoledì mattina (che era tradizionalmente libero) e, in cambio, viene alleggerito l’orario giornaliero (8,30-16,30). Ma la protesta cresce, per spirito conservatore, ma anche perché i comuni hanno pochi soldi per proporre attività interessanti nell’ultima ora della giornata di scuola, quando non ci sono più lezioni. Molti denunciano l’accentuazione delle differenze tra comuni poveri e comuni ricchi (ma il problema esisteva anche con il mercoledì libero: chi poteva permetterselo pagava corsi privati, dalle lingue straniere allo sport). La destra ha trovato un nuovo angolo d’attacco contro la nuova ministra, Najat Vallaud-Belkacem, 36 anni, già accusata di difendere la “teoria di genere” perché ha proposto l’Abc dell’eguaglianza per combattere le discriminazioni di genere (una sindaca Ump ha regalato ai bambini della sua cittadina una cartella blu con robot ai maschietti e rosa con le perline per le bambine).