Il Vomero è una zona di Napoli con scuole, cinema, qualche teatro e librerie. Cinema e librerie però stanno sparendo. Nel giro di poche mesi, hanno abbassato la saracinesca nel quartiere ben due editori-librai partenopei e la Fnac è diventata Trony. I libri ci sono ancora, ma sono circondati da televisori dalle dimensioni sempre maggiori. Non se la passano benissimo neppure i punti vendita che fanno capo a editori famosi, sparsi tra il centro storico e Chiaia. A Port’Alba, storica zona della città dove si trovano persino i testi fuori commercio, i vigili hanno fatto sgombrare le bancarelle. Al posto dei volumi e dei negozi di strumenti musicali spuntano le rivendite di patatine fritte. Per reagire allo sconforto, il giornalista Ciro Sabatino ha aperto il gruppo facebook «Io ci sto», dando il via alla prima libreria ad azionariato popolare.
In pochi mesi trecento soci con un investimento minimo di cinquanta euro hanno permesso di raccogliere circa trentamila euro. «Continueremo con la ricerca di nuovi sottoscrittori – ha spiegato – abbiamo organizzato uno spettacolo e messo all’asta cimeli per raccogliere altri fondi. A settembre avvieremo il crowdfounding in internet. Dobbiamo raggiungere i settantaseimila euro per partire in autunno». Per ora c’è la sede, in via Cimarosa 20, e l’associazione: ad accogliere i futuri lettori, L’amico ritrovato di Fred Uhlman su un espositore al centro del corridoio, sembra quasi il primo cent di Paperon de’ Paperoni.
«I circa trecento metri quadrati della libreria – ha continuato Sabatino – sono vuoti perché vogliamo che tutti i soci e coloro che (dalle 10 alle 22 ogni giorno) verranno qui a conoscerci o associarsi possano vedere crescere la libreria volume dopo volume, scaffale dopo scaffale. Condivideremo le scelte e anche le decisioni sugli eventi da ospitare. Per ora abbiamo coinvolto lettori tra i trenta e i cinquant’anni. Ci aspettiamo anche i ventenni e gli scrittori».
A organizzare il lavoro pensa Alberto Della Sala, ex libraio di volumi antichi: «Non ci siamo chiesti perché le librerie chiudano, lo sappiamo già, ma piuttosto perché alcune sono aperte. Per questo offriremo ai clienti servizi a valore aggiunto, il relativo guadagno ci permetterà il lusso di vendere libri. Qui non avremo libri scolastici, ma chiunque potrà portarci la sua lista e glieli consegneremo a casa il giorno dopo: non ci guadagneremo niente ma fidelizzeremo i clienti, facendo la differenza con i siti online».
Tra i servizi in programma, la ricerca di libri fuori catalogo e la vendita di volumi usati. «Guarderemo anche ai tanti migranti che vengono al Vomero per lavorare e che non trovano niente da leggere a Napoli. Avremo una parte di libreria multietnica con testi in diverse lingue ma anche scrittori napoletani tradotti, sia classici che contemporanei». Fino a ottobre sarà uno spazio aperto per discutere di letteratura o suonare. L’azionariato diffuso servirà anche a mettere in circolo idee. «Magari un giorno potrebbe esserci una libreria Io ci sto anche a Scampia – ha concluso Della Sala -, a Fuorigrotta e in ogni città in cui le persone vogliano fare la propria libreria».