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Qualcuno, prima o poi, dovrebbe decidersi a compilare una cartografia dei luoghi in cui sono ambientati i romanzi gialli. Se una volta, infatti, noir, hard boiled, thriller si svolgevano in alcune sedi canoniche – come Londra, Parigi, New York, Los Angeles – oggi sembra che una o più morti misteriose non si possano negare ad alcun posto sulla faccia della terra.

Tutto ciò appare sempre più evidente anche nel nostro bel paese che, forse per l’estrema varietà geografica e culturale che riesce a offrire, si arricchisce sempre di più di nuovi posti che offrono delitti e investigatori diversi e particolari.

E così, grazie a Paola Rinaldi, attrice teatrale, cinematografica e televisiva, e al suo romanzo d’esordio, un nuovo luogo, a prima vista poco probabile, si aggiunge al lungo elenco di città, cittadine e paesi in cui alcune morti stravolgono il solito tran tran della vita quotidiana. In Sani da morire (Sperling&Kupfer, pp. 277, euro 17, 90) infatti, la scrittrice romana narra di un’indagine ambientata a Chianciano in piena estate.
La morte sospetta di un vecchio frequentatore ultraottantenne della cittadina termale dà il via a una serie di indagini che vedranno coinvolti, nell’apparente quiete del luogo di villeggiatura, vari personaggi dai tratti davvero indimenticabili.

TRA TESTIMONI quasi centenari, proprietari di hotel e addetti ai lavori del settore, l’inchiesta sarà condotta innanzi tutto dal commissario Angiolino che, a causa di un episodio a dir poco spiacevole del suo passato, è da tempo relegato a occuparsi della raccolta differenziata dei rifiuti.

Chiamato dal comandante dei carabinieri Cavicchioli, che non vuole essere coinvolto in quella che considera una vera e propria rogna, Angiolino non sarà l’unico ad indagare. A lui si affiancheranno vecchietti arzilli, prima fa tutti Mercedes, personaggio tratteggiato in maniera davvero impeccabile, giornalisti e un’orda di giovani appassionati di manga e anime, calati indossando i loro cosplay sulla cittadina termale attirati proprio dall’evento luttuoso.

OLTRE AD OFFRIRE una galleria di personaggi indimenticabili, riuscendo anche a mettere in scena un inconsueto gap generazionale che vede contrapporsi gli abituali frequentatori e i nuovi arrivati, il romanzo di Paola Rinaldi risulta davvero interessante per lo stile inconsueto e affascinante.

Lontana dalla maniera imperante nel genere, l’autrice adotta una scrittura raffinata, caratterizzata da frasi lunghe e dal lessico spesso non consueto, impregnata da un’ironia particolare che arriva a tratti al sarcasmo, oscillando tra la bonaria affettuosità e osservazioni al vetriolo e risultando per lunghi tratti esilarante. Fino a giungere alla geniale identificazione di una nuova nevrosi, quella «sindrome di Chianciano» che sembra colpire tutti coloro che si trovano a trascorrere un periodo abbastanza lungo nella ridente cittadina.