A oltre un anno da quando, il 6 dicembre scorso, si è messo in moto il processo d’impeachment che ha portato all’espulsione della presidente Dilma Rousseff, il 31 agosto, lo scontro di poteri in Brasile è sempre alto. Il governo «de facto» messo su da Michel Temer sta evidenziando ogni giorno di più le sue profonde pecche, politiche e etiche, e il paradosso che ha portato una cricca di uomini bianchi, ricchi e corrotti a espellere per una «irregolarità» di cui non c’era ombra una presidente progressista e a dare una svolta reazionaria al paese.

Il magistrato della Corte suprema, Marco Aurelio Mello, aveva sospeso dall’incarico il presidente del Senato Renan Calheiros, con l’accusa di peculato. Con sei voti contro tre, la Corte ha però smentito ieri la decisione di Mello. Al suo posto sarebbe subentrato Jorge Vianna, vicepresidente del Senato, eletto con il Partito dei Lavoratori (Pt). Ora, invece, Calheiros, indagato anche per diversi episodi di malversazione e tangenti nell’ambito della mega inchiesta per tangenti che coinvolge l’impresa petrolifera di Stato Petrobras, rimane al suo posto. La Corte suprema ha però deciso di escluderlo dall’eventuale supplenza delle funzioni di capo dello Stato in assenza del presidente Temer. Il 3 novembre, la Corte aveva infatti stabilito che i parlamentari rinviati a giudizio non possono presiedere incarichi di supplenza del capo dello Stato.

Ma, intanto, la battaglia prosegue anche nelle piazze, dove le organizzazioni popolari continuano a protestare contro le misure neoliberiste portate avanti da Temer e contro una legge che metterebbe al sicuro i corrotti. Giuristi e movimenti sociali hanno anche presentato alla Camera una richiesta di impeachment per Temer, accusandolo per «crimine di responsabilità» nel caso che ha portato alla destituzione del ministro della Segreteria di governo Geddel Vieira. Mercoledi scorso, il giudice Mello ha chiesto al presidente dei deputati di nominare una commissione per istruire il giudizio politico. Ma negli attuali equilibri di potere, la battaglia è impari. La richiesta potrebbe essere archiviata dal nuovo presidente del Parlamento, Rodrigo Maia, alleato di Temer.

L’opposizione chiede elezioni anticipate e i movimenti popolari vorrebbero una nuova assemblea costituente, un nuovo patto sociale che porti a riforme strutturali non ricattate dalle malferme e corrotte alleanze parlamentari. Le prossime presidenziali dovrebbero svolgersi alla fine del 2017, quando l’impopolare Temer finirebbe il suo mandato. Il momento, però, potrebbe essere proficuo alla sua caduta. Dopo la destituzione del presidente della Camera, Eduardo Cunha – grande accusatore di Rousseff,a processo per corruzione – e con i guai di Calheros ora, le relazioni fra governo e Congresso si sono infatti notevolmente complicate.