In un quartiere dove vivono 300.000 persone per 145 nazionalità diverse la comunicazione politica può anche correre sui muri. Per anni il quartiere berlinese di Neukölln è stato una terra di nessuno impresentabile, ora è un campo di sperimentazione, meta di una emigrazione più o meno creativa, non privo di conflitti sociali, dove diverse culture, lingue e stili di vita creano una densità di atteggiamenti che altre aree della capitale tedesca non hanno la fortuna di avere. Il fotografo Christian Winterstein racconta come tutto questo si traduce nei graffiti per le vie di Neukölln che ha immortalato nei suoi lavori.

Ho pensato che la forma e il contenuto dei graffiti sono collegati al tempo e allo spazio in cui compaiono e possono dire qualcosa della comunità in cui si verificano” , dice Winterstein, “ un amico, quando gli parlai del mio progetto, mi disse che la valenza politica dei graffiti è svanita ma io non gli ho creduto. Ho iniziato a girare per Neukölln tre anni fa e ne ho registrato gli odori, i suoni, le azioni, insomma volevo catturare lo stato d’animo come in un documento. Non senza malinconia e desolazione: negli slogan c’è anche tanta paura per i cambiamenti sociali che in altri quartieri della città, come Prenzlauer Berg, già sono storia”.

Winterstein non lascia spazio ad un unico particolare problema sociale o politico ma vuole dimostrare che i graffiti di Neukölln si identificano in uno spazio sociale specifico e unico. Alla fine una mappa dei contenuti è chiara: la gentrificazione, la critica al consumo, le politiche tedesche, il nazionalismo, i conflitti in alcuni paesi esteri, insulti, amore e filosofia. Le scritte sui muri di Neukölln sono una cassa risonante per le guerre sparse per il mondo, e non potrebbe essere altrimenti, visto che in base ai dati del Comune del quartiere le provenienze certificate sono realmente 145!. “Se si guardano da vicino questi graffiti non come un semplice pasticcio su un muro”, continua Winterstein, “ci si accorge che sono spesso parte di diverse prospettive su conflitti complessi come quello in Palestina. È tutto parte di uno specchio globale, di un tipo di comunicazione politica”. I processi sociali silenziosi che il tempo e la politica covano esprimono definite posizioni e punti di vista sui muri: l’emigrazione e soprattutto il tema dei rifugiati che nelle ultime settimane è stato al centro di un’altissima tensione urbana nell’ adiacente quartiere di Kreuzberg, in merito al tentativo di sgombero di una scuola occupata da tempo da richiedenti asilo. “Con le mie foto provo a offrire uno specchio su Berlino che a sua volta si riflette in quello che viene scritto sui muri, attraverso una varietà politica, emotiva, di tematiche e argomenti”.

Quanta innocenza ha perso questa città?

Non so, credo che ci siano molti processi di cambiamento in atto in diverse aree della città, negli spazi sociali, per cui puoi vedere angoli chic di assoluto consumo e quartieri squallidi che la rendono -povera e sexy- attirando persone da tutto il mondo”. È qui che i graffiti giocano un ruolo importante nel momento in cui si pongono sporchi e visibilmente selvaggi, ponendosi come una voce contro, o almeno di contrasto, dentro uno spazio urbano, pacificato solo per uno sguardo esterno ed edulcorato.  @NatashaCeci