«Il mondo del carcere, e non solo, è in attesa da tempo di conoscere il nome del nuovo direttore del Dap», il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, dopo Giovanni Tamburino, non confermato dal governo Renzi. Il consiglio dei ministri del 29 è andato a vuoto, e l’Unione delle camere penali italiane «si augura che l’attesa possa essere foriera di cambiamenti, peraltro in un settore che vive problemi enormi e che, pertanto, necessita di un cambiamento radicale».

«Il primo cambiamento che viene in mente – sottolineano i penalisti – è anche quello più ovvio, ossia la scelta di affidare quella carica ad una persona che non sia un magistrato. E ciò, oltre che per iniziare ad invertire, concretamente, la tendenza in ordine ai troppi magistrati fuori ruolo, anche per scegliere secondo le reali competenze: cosa che certamente non indirizza verso una categoria che, com’è noto e come è ammesso dai suoi stessi rappresentanti, conosce poco o niente il carcere, tanto che si va affacciando l’idea di farne argomento del tirocinio».

«La nostra società vive due paradossi – spiegano – il primo è che i titolari del potere coercitivo non sanno cosa sia la galera, il secondo è che vengono per giunta nominati capo del Dap. Lo sanno bene gli agenti di custodia, che invece il carcere lo vivono dal di dentro e che tramite il sindacato Sappe hanno proposto una figura di grande spessore e sicura competenza come il prof. Mauro Palma. Richiesta cui l’Unione non può che associarsi».

L’ipotesi Palma – già presidente del Comitato contro la tortura del Consiglio d’Europa e presidente della commissione carcere del ministero della Giustizia – è stata lanciata dall’associazione Antigone, che difende i diritti dei detenuti.

Accanto al nome di Palma, circolano quelli di Giovanni Salvi, procuratore di Catania; di Giovanni Melillo, già procuratore aggiunto di Napoli e ora capo di gabinetto del ministero della Giustizia; e di Santi Consolo, che è stato vice capo del Dap e attualmente è procuratore generale di Caltanissetta.