È andata come ci si aspettava. Un’inaugurazione della Coppa del Mondo all’interno di una cornice artificiale, fuori la gente a protestare. A São Paulo attorno all’Arena Corinthians in tanti si sono dati appuntamento, ma il cordone di sicurezza che delimita fino a 3/5 km dall’accesso allo stadio ha retto l’onda d’urto di coloro che hanno tentato di avvicinarsi.

A Rio de Janeiro i manifestanti hanno scelto invece il lungomare di Ipanema per sfilare. La spiaggia più calda e popolare. Migliaia di persone hanno occupato le strade a ridosso di quartieri chic. Ipanema è un buon punto di osservazione per cercare di capire questa città così contradditoria. Si scorge il Christo, quando non è circondato dalla foschia, ci sono gli alberghi più o meno di lusso e case di benestanti. Ci sono anche la favela di Cantagalo e quella di Vidigal. Tutto concentrato nell’umano spazio visibile possibile. Sfilare per queste strade assume un significato più che simbolico.

Da tutt’altra parte della città, a Lapa esattamente, ci sono stati scontri fin dal pomeriggio. Arresti e feriti, durante una dimostrazione dei senza tetto. In tanti per le strade anche a Belo Horizonte, dove i momenti di tensione non sono mancati. A Porto Alegre, il luogo dove le proteste hanno avuto inizio, nell’ottobre del 2012, tra i fermati una decina i minorenni.

I media stigmatizzano i comportamenti di chi va in piazza e parlano di vandali. Tra i feriti anche operatori dell’informazione, soprattutto stranieri. E anche ieri si è sfiorata la tragedia, come qualche mese fa. A metà febbraio infatti, il cameramen Santiago Andrade si disse fosse stato colpito da un potente petardo lanciato da un diciassettenne. L’episodio ha dato il via a un giro di vite senza precedenti, anche se poi sono emersi video e testimonianze che smentivano decisamente la versione ufficiale. A quel punto sono stati eseguiti fermi e i leader studenteschi della protesta sono stati tutti indagati. Alcuni sono in carcere e altri ricercati. Anche mercoledì è accaduto un fatto simile, a Belo Horizonte, nello stato del Minas Gerais. Fortunatamente il cameraman se l’è cavata, si rimetterà in qualche giorno. I media ufficiali mostrano immagini confuse di guerriglia urbana, mentre altri video che girano per la rete mostrerebbero che a colpirlo non sarebbero stati i dimostranti. Anche dopo i fatti di febbraio successe una cosa simile.

Se i movimenti legati alla classe media si sono trovati schiacciati dalla ferocia dei media e dalla spietatezza della macchina repressiva messa in campo nei diversi stati, i più poveri, i senza nulla, hanno trovato una forza di reazione che non era preventivabile. Quindi dai lavoratori ai senza tetto, molte le istanze presenti in piazza. Da quando la Fifa ha “ceduto” l’onere di garantire la sicurezza negli stadi al governo brasiliano e non più tramite gare d’appalto ad agenzie di sicurezza privata, quelli dei corpi speciali hanno accresciuto il loro potere. Se in queste settimane hanno subito qualche tenera critica per la morte del ballerino Douglas Rafael Da Silva Pereira, detto JD, la bufera sembra abbondantemente passata. E lo si è visto anche l’altro ieri, soprattutto nell’azione di sgombero a Lapa. il ballerino che la notte del 22 aprile si trovava in un insediamento abusivo nei pressi della favela di Cantagallo.

JD, ballerino in diversi varietà della tv, personaggio molto noto in Brasile, è stato letteralmente ammazzato di botte da agenti della polizia militare. E questo accade molto più spesso di quanto c’è dato sapere in quelle che vengono definite azioni di pacificazione. Ne era in corso una anche quella notte del 22 aprile. La notizia dell’uccisione di Douglas Rafael Da Silva Pereira è stata data quasi immediatamente da chi abita in quei luoghi ed è stata subito rivolta. Forse ricordate l’episodio in cui la gente ha invaso le strade di Copacabana, il luogo dei turisti per eccellenza. Ci furono lanci di pietre contro gli agenti del Bope che immediatamente risposero sparando colpi di arma da fuoco. Durante la trattativa tra associazioni umanitarie e i responsabili della polizia militare sembra che uno di questi abbia dichiarato che «se i bambini sanno tirare le pietre, allora sanno anche morire». Tutto nella norma. Anche per questo ieri si è scelto di sfilare a Ipanema.

Il segretario di pubblica sicurezza di São Paulo, Fernando Grella, in un’intervista all’agenzia Reuters ha dichiarato qualche settimana fa: «Si stanno preparando le possibili accuse penali nei confronti di alcuni leader delle proteste. Gente che cospira e che commette atti di violenza e di vandalismo». Insomma si giocano la carta «devastazione e saccheggio». Il provvedimento a São Paulo alla fine è passato. E questo autorizza anche arresti preventivi, divieto di partecipare a manifestazioni politiche e sportive. Lo chiamano in un altro modo, ma il senso è quello.