Pare che guardando il cielo, il comandante Heval Bahoz delle milizie kurdo-siriane, abbia detto «thanks uncle Obama», lo ha riferito lui stesso al sito Ara news. Sono stati i caccia dell’aviazione statunitense a scoraggiare ulteriori bombardamenti sulle postazioni kurde nella città semi-liberata dall’Isis di Hassakah nel nord-est della Siria, che ieri ha goduto di una relativa calma.

Si sono alzati in volo e hanno affiancato i bombardieri Su24 mentre a terra si succedevano telefonate di fuoco tra Washington e Mosca. I bombardieri Su24 sono stati infatti inizialmente scambiati per aerei russi, e visto che i raid stavano per colpire anche gli incursori dell’esercito Usa che affiancano le truppe arabo-kurde dell’Ypg, per la prima volta da mesi il Pentagono ha riattivato la «linea rossa» con Mosca. Sono stati i russi a chiarire che i bombardamenti ad Hassakah erano opera dell’esercito di Damasco, con il quale non esiste nessuna linea di comunicazione diretta per gli americani.

Questi i retroscena raccontati dallo stesso portavoce del Pentagono, il capitano Jeff Davis, in un brefing a proposito di un episodio della guerra in Siria gravido di implicazioni e conseguenze: il primo attacco aereo dell’esercito di Bashar Al Assad contro le truppe di terra dell’Ypg assistite dagli americani, un messaggio di rottura di un fronte che non è mai stato compatto – la coalizione internazionale a guida Usa con i miliziani kurdi e le fantomatiche «opposizioni democratiche» da una parte e i russi alleati di Damasco e di Teheran dall’altra – ma che ora sembra destinato a sfaldarsi.

Non potendo interloquire con Damasco, il Pentagono ha tuonato , tramite il capitano Davis, dalle colonne del Wall Street Journal, ricordando in prima battuta ai russi e quindi ai loro alleati nell’area che «l’esercito siriano sarebbe ben consigliato a non interferire con le forze degli Stati Uniti e dei loro partner della coalizione che compatte l’Isis» perché «noi abbiamo il diritto naturale all’autodifesa» e se anche il grosso delle forze speciali Usa è stato spostato in una posizione più sicura dopo il raid di giovedì, «non intendiamo ritirarle». Lo spazio aereo su Hassakah sarà monitorato attentamente da radar satellitari e droni ed è chiaro che se qualche marine dovesse rimanere ucciso in nuovi bombardamenti dell’aviazione siriana le conseguenze sarebbero imprevedibili, perciò gli Usa chiedono sull’area una no fly zone.

Voci non confermate dal fronte di Hassakah dicono che i russi avrebbero in queste ore mandato sul posto un generale per tentare di pacificare l’escalation di scontri a fuoco tra esercito di Damasco e Ypg, cominciati all’inizio della settimana scorsa e terminati per ora con la morte di cinque civili sotto i bombardamenti e un esodo della popolazione verso zone più sicure. Ma gli occhi di Mosca sono al momento puntati soprattutto sulla battaglia di Aleppo – dove ieri è morto il fratello del bambino Omran immortalato nella foto simbolo, Alì di 10 anni – ancora sotto assedio. I russi contro i quartieri est controllati dai combattenti jihadisti del Fronte di Al Nusra hanno dispiegato anche i missili da crociera Kalibr a bordo di due corvette della Flotta del Caspio.

L’altro fronte, quello nelle zone del nord est della Siria, vede invece in prima linea i kurdi che dopo la conquista della città di Manbij puntano su Jarabulus per sigillare il confine con la Turchia e la loro avanzata ora spaventa Assad perchè si porta dietro l’estendersi dell’influenza dell’amministrazione federale e laica del Rojava.

Tramite l’agenzia di stampa ufficiale Sana ieri il comando dell’esercito di Damasco ha accusato la polizia kurda Assaysh, ala militare del Pkk, di essere responsabile del confronto armato di Hassakah, con accuse varie: di razzie, di aver rapito e ucciso civili e infine di aver aperto il fuoco contro i soldati siriani. Aggiungendo che i soldati di Damasco torneranno a rispondere «a qualsiasi attacco al fine di preservare l’integrità territoriale della Siria» «Questo è un messaggio d’amore al governo Erdogan in Turchia», è stato il commento di Sinanok Dibo, dirigente del Pyd, il partito kurdo di Unione democratica che sostiene le milizie dell’Ypg.

Ankara in effetti gioisce. Il premier turco Binali Yildirim ha commentato le notizie di Hassakah come «una nuova situazione» nella quale «finalmente le autorità di Damasco hanno capito che i kurdi sono una minaccia anche per la Siria» e ha annunciato che la Turchia sarà «maggiormente attiva» nei prossimi sei mesi sul fronte siriano, precisando con una excusatio non petita che gli Stati Uniti restano «un partner strategico e non un nemico».