Maurizio de Giovanni lavora nei suoi libri un po’ come un acrobata. Tiene in piedi più personaggi, raccorda i fili delle ingarbugliate trame e le fa incontrare su piani diversi. Ne I bastardi di Pizzofalcone la costruzione risulta è ancora più complicata, perché le indagini e le storie sono immerse nella quotidianità di Napoli, vissuta nei bassi così come negli antichi palazzi aristocratici, ma decisamente lontana dall’iconografia alla Gomorra. Inevitabile che la fortunata saga letteraria edita da Einaudi traslochi su piccolo schermo, così come è successo a Camilleri e al suo Montalbano e in tempi recenti a Rocco Schiavone di Antonio Manzini nell’interpretazione di Marco Giallini. Su Rai 1 a partire dal 9 gennaio, anche I bastardi di Pizzofalcone avrà il bravo adattamento tv con Alessandro Gassman nei panni dell’ispettore Giuseppe Lojacono, per sei prime serate prodotte da Clemart Srl in collaborazione con Rai Fiction, realizzate da Massimo de Martino per la regia di Carlo Carlei.

Tra i quartieri spagnoli e il lungomare, il commissariato di Pizzofalcone non ha una nomea delle migliori, alcuni agenti della squadra sono stati arrestati per un grave episodio di corruzione e la questura ha deciso di chiuderlo. Ma i soli due agenti rimasti non bastano e quindi i dirigenti di altri commissariati colgono la palla al balzo per inviare in quella struttura alcuni poliziotti scomodi, agenti dalla fedina non immacolata «macchiata» da provvedimenti disciplinari. Lojacono/Gassman addirittura è accusato da un pentito di collusione con la mafia: «Sono stato trasferito dalla Sicilia – spiega Gassman nel corso dell’anteprima romana alla scuola superiore di Polizia – perché accusato di aver passato informazioni alla mafia locale. Ma è una falsità. Lojacono in realtà è un uomo difficile, con una separazione che non riesce a gestire e una figlia che gli sfugge. Un uomo inpenetrabile, all’apparenza duro ma in realtà fragile».

Carolina Crescentini è il pm Laura Piras, qualche segreto nell’armadio, bella e algida: «In realtà – rivela l’attrice – è semplicemente sola, anche se nel lavoro sa circondarsi di persone giuste. E in Locajono riconosce subito l’intuito». Come è logico, caso dopo caso, puntata dopo puntata, si scoprirà che il gruppo di «reietti» ha subito accuse ingiuste. «Pizzofalcone – spiega de Giovanni che della serie ha curato in parte le sceneggiature e aggiunto nuove storie rispetto ai libri – esiste realmente, è il nome di una collina che sta sopra piazza del Plebiscito. È una zona che unisce realtà sociali e ceti diversi. Il commissariato l’ho inventato e messo lì, perché in quel luogo emergono contrasti forti che determinano personaggi interessanti».

Agenti un po’ sui generis, bazzicano il territorio, ascoltano e parlano con la gente – in questo c’è più di una similudine con i poliziotti dell’87° distretto usciti dalla penna dello scomparso autore americano Ed McBain, seguono tracce e spesso indagano in maniera ufficiosa. «Questa storia di redenzione – spiega il regista – è una metafora perfetta per descrivere lo sforzo immane che a volte gli essere umani onesti devono compiere per scrollarsi di dosso i pregiudizi e non essere confusi con una minoranza di delinquenti che rovina la reputazione di un’intera città».