Mobilitazione sì, ma unitaria. Pur di non rompere con Cisl e Uil, Susanna Camusso decide di congelare la manifestazione «per il lavoro» convocata per l’11 ottobre chiedendo nel frattempo a Bonanni e Angeletti la «convocazione urgente delle segreterie unitarie» per decidere assieme come rispondere al governo Renzi che punta a togliere l’articolo 18 già monco e a demansionare i lavoratori.

Nel documento conclusivo del Direttivo Cgil, comunque, le mobilitazioni già annunciate, quelle unitarie dei pubblici e quella in solitario del 25 ottobre della Fiom, vengono considerate all’interno dello stesso percorso. Contro il governo Camusso è dura: «Il presidente del consiglio ha improvvisamente dirottato un aereo, invece di affrontare i problemi su come intervenire su condizione di lavoro e crisi economica, ha messo al centro l’idea di ridurre i diritti. Non si possono avere lavoratori di serie A e di serie B, purtroppo la scelta è quella di rendere tutti i lavoratori di serie B», ha spiegato alla stampa a margine della sua relazione, come tutto il Direttivo al solito tenuto a porte chiuse.

Alla conta dei voti, sono 4 quelli raccolti dal documento alternativo della minoranza ex cremaschiana de «Il sindacato è un’altra cosa» che chiedeva lo sciopero generale immediato contro il governo. La Fiom e la nuova area “Democrazia e lavoro” hanno deciso invece di non partecipare al voto perché il documento della maggioranza non prevede assemblee sui luoghi di lavoro e un nuovo Direttivo per decidere il da farsi dopo l’incontro delle segreterie unitarie.

Camusso si è comunque lasciata aperta due porte: se con Cisl e Uil l’accordo non si troverà, la Cgil andrà in piazza da sola l’11 ottobre; se il governo deciderà di utilizzare il decreto per riformare lo Statuto, sarà sciopero generale.

Se le reazioni di Cisl e Uil sono naturalmente positive – Raffaele Bonanni aveva chiesto espressamente a Camusso di fare marcia indietro – nel parlamentino Cgil le critiche alla gestione del segretario generale non mancano. Landini non affonda il tiro, forte del fatto di essere stato il primo a decidere e convocare uno sciopero territoriale e la piazza per la manifestazione del 25 ottobre della Fiom, che ieri ha riconfermato nonostante la richiesta iniziale di rinviarla da parte di Camusso.

In molti anche all’interno della maggioranza congressuale non hanno capito quale fosse la strategia di Camusso: «Perché annunciare la mobilitazione solitaria e poi tornare indietro proprio mentre il governo decide di togliere tutele e dignità ai lavoratori?», sintetizza più di un componente.

In un intervento critico ma unitario Carla Cantone, leader dei pensionati dello Spi che sta portando avanti una protesta con Cisl e Uil mandando milioni di cartoline a Renzi dal titolo #nonstiamosereni per avere il bonus da 80 euro, ha sintetizzato le remore dei più alla strategia di Susanna Camusso: «Dobbiamo costruire un grande consenso per difendere le persone che noi rappresentiamo, altrimenti non si va da nessuna parte. Il grande rischio è la caduta della nostra idea di confederalità. Non dobbiamo buttare a mare il percorso unitario, lo Spi lo terrà in piedi con forza, non ci rinunciamo».

Da parte sua Bonanni non nasconde la sua contentezza: «Ho visto che Camusso ha fatto qualche passo indietro dopo una fuga in avanti. Ora possiamo lavorare insieme per far sentire la voce dei lavoratori perché c’è troppo frastuono in Italia e si dicono cose senza senso. I sindacati devono muoversi su questioni concrete: economia, tasse e pensioni».

Sulla stessa lunghezza d’onda è Angeletti: «La nostra disponibilità a una mobilitazione unitaria ci sarà solo se la proposta verterà su cose concrete, circoscritte e precise con le quali rispondere alle persone sia sul perché ci mobilitiamo che su quali saranno i risultati».