Il titolo scelto per la venticinquesima edizione di Udin & Jazz rende bene lo spirito del Festival: Argento vivo. Un misto di compiacimento, celebrazione e desiderio di guardare avanti. È l’occasione per fare il punto sulle edizioni passate e a questo ci pensano una mostra alla Galleria Tina Modotti e un libro fotografico, I cento scatti di Luca d’Agostino, dove troviamo le immagini in bianco e nero di tanti momenti e protagonisti delle note blu che sono transitati sui diversi palchi di un Festival che ha il suo epicentro a Udine ma si irradia anche nei comuni della provincia.

Il presente di Udin & Jazz è invece una rassegna che punta su nomi nazionali e internazionali consolidati e offre una importante finestra ai musicisti del territorio. Buona l’affluenza di pubblico alla prima data del Festival al Teatro Pasolini di Cervignano per metà composto da giovani come raramente si ha occasione di vedere che hanno gradito il jazz rassicurante e ipertecnicistico del quartetto del chitarrista Kurt Rosenwinkel.

Per il secondo appuntamento la carovana del Festival si è spostata a Palmanova dove è andata in scena la prima esecuzione della sonorizzazione dal vivo del film Berlino. Sinfonia di una grande città (1927) di Walter Ruttmann. Sul palco la Zerorchestra, ensemble jazz attivo da vent’anni nella realizzazione di colonne originali per i capolavori del Cinema Muto, per l’occasione insieme alla Banda Filarmonica di Pordenone. Il film è un capolavoro assoluto che racconta con efficacia il dinamismo metropolitano e la partitura predisposta dal pianista Bruno Cesselli accompagna le immagini con una scrittura asciutta e antiretorica dove si coglie il riferimento nelle parti orchestrali al primo Novecento , in particolare alla lezione di Maurice Ravel. Ai solisti della Zerorchestra, lo stesso Cesselli, i sax di Gaspare Pasini e Francesco Bearzatti e il vibrafono di Luigi Vitale il compito di dare corpo sonoro all’energia anche folle che sprigiona la Berlino ritratta da Ruttmann.Un lavoro di grande qualità e spessore.

Approdato infine nel capoluogo il Festival si svolge per tutta la settimana tra la spianata della Piazza del Castello e la raccolta Corte di Palazzo Morpurgo. In quest’ultima si è esibito il contrabbassista Ron Carter nel progetto dedicato a Miles Davis con Donald Vega al pianoforte, Payton Crossley alla batteria e Rolando Morales-Matos alle percussioni. La presenza dei bongos e l’attitudine del pianista nicaraguense fanno in modo che i classici davisiani degli anni sessanta, acquistino sapori e modi di un jazz latino rilassato e piacevole.
Il giorno seguente nello stesso luogo è stata la volta del flautista pordenonese Massimo De Mattia che ha presentato uno dei diversi organici con i quali ha registrato il doppio CD Skin (Caligola): il trio The Erotic Variations con Luca Grizzo alla voce e Alessandro Turchet al contrabbasso. Una performance da ricordare. Erotismo come presenza esibita ed esaltata della corporeità. Una musica che nasce dall’energia dei corpi in azione dei musicisti. Corpo/strumento, corpo/racconto. E viceversa. Non è jazz? E cos’è il jazz se non l’irriducibile irrompere del corpo nella cultura occidentale?

Sia come sia quella di De Mattia è musica che divide, appassiona, interroga. Questa sì Argento vivo. Da frammenti tematici di suoi brani come Bolero e Truth and Death il trio raggiunge livelli di lirismo estatici e il magistero di De Mattia al flauto è inarrivabile con un suono ricco dove possiamo sentire l’intera storia dello strumento.

A seguire si è saliti in Castello per una serata all’insegna del blues rock. Inizia il trio del chitarrista Jimi Barbiani con ospite l’armonicista Gianni Massarutto. Sferzate di chitarra, groove di basso e batteria, armonica rovente. Segue la cantautrice svizzera Bettina Schelker e poi l’ex Supertramp Carl Verheyen, in trio, mentre la luna piena illumina la notte udinese.