Non è ancora una bocciatura. Piuttosto un avvertimento sulle linee di politica economica e finanziaria del governo, giudicate troppo ottimistiche. Certo l’avviso ai naviganti di Palazzo Chigi, lanciato da Bankitalia, Corte dei Conti e Istat, è di quelli che non possono essere sottovalutati. Perché arriva nelle audizioni sul Documento di economia e finanza di fronte alle commissioni bilancio di Camera e Senato. “Nello scenario programmatico per il 2017 – segnala il vicedirettore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini – la dinamica del prodotto (interno lordo, ndr) è significativamente maggiore di quella del quadro tendenziale. L’obiettivo è ambizioso, per conseguire il risultato la prossima legge di bilancio dovrà essere definita con grande cura”.
A ruota ecco la magistratura contabile: “Si intravedono potenziali elementi di fragilità del quadro economico che si riflettono sul percorso programmatico di finanza pubblica”. Una fragilità da cui potrebbe derivare, per la Corte dei Conti, “un rischio al ribasso per le prospettive delle nostre esportazioni, e quindi di crescita complessiva, con conseguenti risvolti avversi”. In altre parole, le due istituzioni avvisano che le previsioni del governo Renzi su un Pil programmatico al +1% nel 2017, contro un quadro tendenziale di solo +0,6% – più o meno analogo al prodotto interno lordo dell’anno in corso – rischiano di essere smentite dai fatti di una ripresa, non solo italiana ma anche europea (e perfino transoceanica), più debole delle previsioni.
A segnalare quest’ultimo rischio c’è anche l’Istat. Prima certifica che le previsioni della nota di aggiornamento del Def per questo 2016 “appaiono coerenti con i dati sui conti trimestrali del Pil e delle amministrazioni pubbliche diffusi oggi”. Poi però il presidente dell’istituto nazionale di statistica, Giorgio Alleva, a sua volta avverte: “Per gli anni successivi, l’andamento dei saldi di finanza pubblica delineato nell’attuale quadro programmatico risulta più graduale rispetto a quello espresso nel Def di aprile. Ciò incorpora la volontà di sterilizzare, nella prossima legge di bilancio, le clausole di salvaguardia. E considera, soprattutto, la previsione del peggioramento del quadro macroeconomico nel breve-medio periodo”.
Se lo stesso governo, come emerge dalle parole di Alleva, vede nubi all’orizzonte, nondimeno appare molto (troppo?) ottimista ipotizzando un Pil 2017 al +1%. Anche perché al risultato dovrebbe contribuire per lo 0,3% la mancata attivazione delle clausole di salvaguardia, cioè gli aumenti dell’Iva che sarebbero scattati se Palazzo Chigi non avesse recuperato, in teoria, 15 miliardi. Comunque sia Bankitalia non è convinta: “Nelle valutazioni del governo – spiega Signorini e deputati e senatori – il mancato aumento dell’Iva avrebbe un impatto positivo sul Pil pari a 0,3 punti percentuali nel 2017. Un effetto piuttosto forte rispetto a stime econometriche basate sui dati del passato”.
A tirare le somme il presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, l’economista Giuseppe Pisauro. Non certo tenero con Renzi e Padoan: “Alla luce dei dati disponibili, l’esito del processo di validazione, in particolare delle stime di crescita del Pil 2017, è ‘non positivo’. Le stime appaiono contrassegnate da un eccesso di ottimismo, e sono significativamente fuori linea rispetto all’intervallo dei previsori del panel Upb”. Questa sì una bocciatura in piena regola. Anche se su Pisauro, considerato vicino a Vincenzo Visco, arriverà probabilmente l’anatema renziano: l’ennesimo gufo.