Extra – il nuovo album dei Têtes de Bois rappresenta il ritorno sul «luogo del delitto» della band, a dodici anni da L’amore e la rivolta, il primo capitolo del tributo al genio di Leo Ferrè. Ventiquattro mesi di lavorazione, selezione accurata, meditata e sofferta, ascoltando e suonando gli oltre 800 brani scritti dall’artista francese, per sceglierne alla fine dieci da inserire in questo capitolo musicale appena pubblicato sotto etichetta Ala Bianca (distribuzione Warner). Ci si muove su canzoni e testi originali e sui versi di Baudelaire, Verlaine, Rimbaud musicati da Ferrè e su quelli di Ferrè, (ri) arrangiati dagli stessi Têtes che hanno avuto dal figlio Matthew il dono prezioso di un inedito, Tango. Ospiti di Extra Vasco Brondi de La luce della centrale elettrica, che duetta con Satta in Tu non dici mai niente, e poi Francesco Di Giacomo. Ma questo è un omaggio alla voce del Banco scomparso lo scorso febbraio e che sentiamo intonare, nella ghost track del disco, registrata live all’Auditorium Parco della Musica nel giugno 2013, Il tuo stile. Ne parliamo con Andrea Satta, il leader del gruppo.

Nel ventennale dalla morte le parole di Ferrè risuonano ancora pesanti, forti. Quasi vaticinii di quanto ci siamo trovati ad affrontare in questi tempi grami…

Sì, è vero, il personaggio e le sue canzoni sono di una straordinaria contemporaneità. Tempi nei quali sembra non ci sia, o è appannaggio di pochi, il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome. Di fare un passo, se vuoi, verso l’utopia, verso l’impossibile. Lui ha questo coraggio e prova a trasmetterlo anche a te. È come un compagno di vita che sta dall’altra parte del marciapiede, lo vedi e inizi a camminare anche tu su quel lato della strada. Tutta questa visionarietà la trovo in un pezzo come Tu non dici mai niente…
Personalmente «Il mare e la memoria» è il brano in cui mi ritrovo di più. Un testo diretto in cui Ferrè dice che «la vità non c’è altro modo di viverla che essere»…
Quel pezzo ti mette davanti a un bivio, e ogni volta che lo ascolti ti attraversa un brivido. È così ogni volta anche per me, dopo tante volte che la ascolto e eseguo…
Sono canzoni che parlano di crisi, disagio esistenziale. E si rivolgono ai giovani in un momento così pesante per loro, senza prospettive e lavoro…
È assolutamente vero. La parola di riferimento che mi rimbalza davanti agli occhi, il sentimento forte che ci impone ogni volta questo disco è l’inquietudine. E sono convinto che sia dedicato proprio ai ragazzi, come fu anche L’amore e la rivolta dodici anni fa. Ci sono dei temi, delle suggestioni e passaggi in cui si passa dalla rabbia alla passione. Ferrè parla di sesso, di morte, di dolore, parla del domani e non usa mai metafore..

TetesdeBois_CoverEXTRA

«Extra» è un lavoro complesso, sia per la difficoltà di scegliere i brani, sia – immagino – per rivestirli con gli arrangiamenti giusti…
La cernita è stata complessa, le abbiamo provate tutte pianoforte e voce. Ne abbiamo scelte dieci ma ce n’erano molte altre che avremmo voluto mettere su disco. Anche il lavoro di traduzione dal francese è stato elaborato, tranne Tu non dici mai niente – per la quale abbiamo mantenuto la traduzione che Medail fece negli anni ’70 – abbiamo lavorato a fianco di Giuseppe Gennari, un anziano professore di San Benedetto del Tronto che è stato amico di Ferrè e con Anna De lia, una traduttrice italiana che lavora per la narrativa ed è un’amica di Marie Cecile, la figlia di Leo. Certo ci siamo presi delle libertà ma sempre tenendo presente di non tradire mai l’intenzione di chi li ha scritti, e visto che molti di quei testi sono di Rimbaud, Verlaine…
Il primo brano è «Tango», un testo mai musicato da Ferrè
Sono liriche dal forte impatto politico, molto cattive in alcuni punti. E quando Matthew, il figlio di Leo, ci ha chiesto di musicarle siamo stati molto felici.
«Pattinava» con le parole di Paul Verlaine, rappresenta uno dei primi esempi di amore omosessuale dichiarato al mondo…
Di quel pezzo ci ha catturato la struttura musicale, ma ovviamente il testo è fondamentale. Diventando canzone, attraverso Ferrè, la passione si fa più trasparente e sfida le convenzioni del Duemila. Lucien Letinois era il destinatario più probabile di questi versi, l’amante adolescente di Verlaine che pattinava con la leggerezza di una ragazza. Amo molto questa visione di libertà che traspare nei versi.
L’anno scorso insieme a un gruppo di amici attivisti-ciclisti avete lanciato il progetto della Transumanza a Pedali. E avete toccato L’Aquila…
La tappa a l’Aquila è stata come una carezza per una città che dopo le passerelle delle prime settimane è tornata all’oblio generale, così che alla fine stanno peggio di 5 anni fa. A parte gli scandali, la corruzione, in questo tempo hai perso la tua economia, il tuo lavoro, forse tuo figlio se ne è andato e anche gli amici si sono trasferiti. Non c’è più un tessuto sociale, una prospettiva di vita. Transumanza è nata in un contesto di frequentazioni nei giorni successivi al sisma. Avevamo portato una tenda e ci siamo andati con tantissimi artisti, c’era anche Daniele Silvestri e Mario Monicelli, generosissimo. Prima mi chiese di poter tornare a Roma, non se la sentiva di passare la notte all’addiaccio ma alla fine si convinse a rimanere fino alla fine, tenendo anche un grande discorso.