L’Ocse chiede all’Italia di aumentare la busta paga degli insegnanti da una media di 24 mila 316 euro (31.460 dollari) a 26 mila 866 euro (34.760 dollari). Il «patto educativo» proposto da Renzi taglierà invece gli stipendi. I conti non tornano nell’abolizione degli scatti di anzianità trasformati in «scatti di competenza». Nelle 136 pagine del libretto sulla «buona scuola» il governo sostiene che gli scatti interesseranno il 66% dei docenti. Il 34%, un docente su tre, verrà giudicato «immeritevole» e non potrà riceverli. Per l’Anief quella di Renzi è una riforma più dura di quella approvata dal centro-destra con Brunetta. Quest’ultima prevedeva il «merito» per il 75% dei dipendenti pubblici. Il centro-sinistra solo per il 66% del personale scolastico, quasi il 10% in meno.

Su queste basi allora immaginiamo il futuro, dopo l’assunzione dei 150 mila docenti precari prevista a settembre 2015 per i quali saranno necessari 4,1 miliardi di euro a regime, ancora tutti da trovare. Secondo la ripartizione media indicata nelle linee guida, il 66% di tutti i docenti sarà meritevole di uno «scatto» di stipendio da 60 euro ogni tre anni. I neo-assunti dovranno attende 4-5 anni (invece di nove) per raggiungere il primo «scatto». Si parla di 180 euro contro i 140 garantiti dal sistema precedente. Il governo sostiene che a fine carriera guadagneranno 9 mila euro netti di stipendio in più, duemila in più rispetto a quanto avrebbero percepito con i soli «scatti di anzianità».

Questa cifra sarà tuttavia destinata solo ad un terzo dei docenti e non sempre alle stesse persone. E il risparmio per le casse dello Stato sarà superiore rispetto a quanto già realizzato oggi. Si dà infatti il caso che il portfolio di crediti e titoli di un docente «meritevole» possa essere penalizzato dal nucleo interno di valutazione di un istituto. Dopo sei anni, e due scatti, questo docente può avere una brutta sorpresa. Al nono anno potrà essere scavalcato in classifica da uno più «meritevole» di lui. Sempre che questo non accada già al terzo o al sesto anno.

Il sito specializzato Orizzonte Scuola ha pubblicato due simulazioni curate dai docenti Antonello Venditti e Eliana Vianello. Il primo sostiene che in nove anni verranno percepiti mediamente due scatti invece di tre. In 42 anni di servizio, il docente meritevole percepirà 26 euro mensili in meno, 312 euro all’anno. Per lo Stato si ipotizza un risparmio di 200 milioni di euro annui per 650 mila docenti.

La seconda simulazione riguarda i 150 mila futuribili neo-assunti. Se perderanno il primo scatto dopo 4-5 anni, il loro stipendio perderà 72 euro, 900 euro in meno all’anno. La perdita dovrebbe restare anche nel caso in cui recuperino posizioni in classifica negli anni successivi. Nella scuola di Renzi essere meritevoli ha un costo per tutti. Per il governo, invece, è un altro modo per fare «spending review», dopo avere negato lo sblocco dei contratti fino al 2017. A differenza di altre categorie del pubblico impiego, il contratto della scuola è bloccato dal 2009. In quasi dieci anni i docenti italiani avranno regalato allo Stato una media di 4800 euro (stima Flc-Cgil). Nei prossimi dieci ne lasceranno molti altri.

Si chiama merito e fa rima con i tagli. Il bluff è il risultato di un preciso dispositivo di governo: alla scuola viene applicato il sistema «valutare e punire». Per i docenti questo significa sacrificarsi in nome delle politiche di austerità. Resta da capire cosa accadrà a coloro che non saranno «meritevoli» per legge. Le linee guida Renzi-Giannini suggeriscono di spostarsi nelle scuole meno competitive dove il rendimento è medio-basso. Questa mobilità riguarderà i docenti «meritevoli» che invece verranno indirizzati verso gli istituti «eccellenti».L’obiettivo sembra essere quello di rafforzare le disparità territoriali, di censo e di classe tra le scuole e i docenti in tutto il paese.

Sono inquietanti le prospettive che aspettano i docenti e i precari meno pagati nei paesi Ocse, e sempre più poveri, all’inizio del nuovo anno scolastico. L’Unicobas ha confermato lo sciopero generale il 17 settembre. I Cobas di Piero Bernocchi sciopereranno contro la «scuola miseria» il 10 ottobre, scendendo in piazza con gli studenti medi.