Perché il parlamento non riesce a scegliere due giudici costituzionali e a completare l’organico del Csm con le nomine che spettano alle camere in seduta comune? Secondo Napolitano la colpa è delle «pretese settarie» di chi «considera idonei solo i propri candidati» e avanza «immotivate preclusioni nei confronti di candidature di altre forze politiche». Ha ragione?

Ha torto se si guarda l’andamento dei voti in queste (inutili) settimane. L’accordo privato tra Renzi e Berlusconi ha prodotto due nomi per la Consulta, Violante e all’inizio Catricalà, e sette (su otto) per il Csm; Forza Italia ha dovuto cambiare in corsa i suoi (inserendo Bruno) per evidente impopolarità. Il Pd è rimasto immobile. Sempre c’è stato il tentativo di imporre alla totalità dell’aula la scelta fatta da due partiti che da soli non dispongono dei voti sufficienti. Alcuni parlamentari si sono adeguati, e sono gli stessi che hanno accettato a scatola chiusa gli accordi del Nazareno su riforme costituzionali e legge elettorale. Ma i disciplinati esecutori del patto altrui non sono stati abbastanza, qualcuno ha preso sul serio quella ricerca della «piena condivisione» che pure Napolitano raccomanda e ha avanzato altri nomi. Magari premettendo titoli e meriti alle fedeltà politiche.

L’ostinazione del Pd e di Forza Italia ha prodotto la paralisi. In questo caso è giusto parlare di (vana) «pretesa». Napolitano aveva due alternative per richiamare il parlamento al rispetto degli obblighi costituzionali. Ha scelto di proseguire negli «alti moniti», aggiungendo la sgradevole indicazione delle colpe dei piccoli che non si adeguano ai grandi. Avrebbe potuto, invece, richiamare le responsabilità di chi ha firmato il patto di maggioranza, dirige il primo partito e guida il governo – sempre Renzi – e liberarlo dalla «preferenza unica» su Violante. Certo, l’ex presidente della camera è gradito al Quirinale, che però ha altri ambiti per esercitare le sue scelte. Soprattutto questo presidente della Repubblica: il suo secondo mandato lo mette nella straordinaria condizione di indicare ancora due giudici costituzionali, arrivando così a cinque.

Nove anni fa Violante fu convinto al ritiro dopo otto bocciature, adesso siamo già a dodici. Nel frattempo Berlusconi e Renzi hanno platealmente rinnovato il patto di maggioranza che li lega. Quel patto ha tre fortini: Quirinale, palazzo Chigi e palazzo Grazioli. È lì dentro che Consulta e Csm sono in ostaggio.