Per chi è rimasto scioccato dall’imprevista elezione di Donald Trump consigliamo due titoli che nel 2017 promettono di raccontare incubi, lati oscuri, tormenti, derive di individui le cui piccole storie possono talvolta rimandare a una grande storia. Narrazioni, pensando agli autori, senza didascalie, tese a eliminare riduzionismi e semplificazioni e a sottolineare, di contro, una pluralità che si esprime attraverso differenti sentimenti, ambizioni, frustrazioni, desideri, sogni. Una moltitudine di persone che costruiscono o distruggono, che guardano indietro verso ciò che non è più o avanti verso ciò che non è ancora.

 
Si parla tanto  e a sproposito della cosiddetta «pancia» dell’elettorato e spesso ci si dimentica della vita di donne e uomini che si interrogano sul senso della propria esistenza, come se questa ricerca fosse qualcosa di superfluo e di estraneo al nostro modo di voler essere o non essere con gli altri.
Dopo la rivisitazione del caso OJ Simpson, la seconda stagione di American Crime Story racconta la tragedia scatenata dalla forza devastante dell’uragano Katrina nel 2005. Non è la prima volta che una serie tv prende spunto dal disastro che ha colpito lo stato della Louisiana e in particolare la città di New Orleans. Ryan Murphy (Nip/Tuck, American Horror Story), una delle menti più prolifiche e brillanti della serialità televisiva si aggiunge a un altro grande scrittore del nostro contemporaneo, David Simon (The Wire) che con Treme aveva già ridisegnato gli orrori prodotti non semplicemente da un elemento naturale ma anche e soprattutto dagli uomini e dai loro nefasti artifici.

 
Il nome di David Simon non è stato citato a caso. Da lui e dal sodalizio con George Pelecanos e James Franco ci si aspetta molto. The Deuce, incursione nel mondo della prostituzione e del porno newyorkese degli anni ’70 e ’80, potrebbe essere uno di quei grandi racconti critici sulla sottile linea che separa la trasgressione dalla repressione. Una riflessione operata con gli strumenti dell’immaginazione per indagare sul desiderio che si è perso nella devastazione della malattia fisica (Hiv), sociale e politica. Presi dall’assolutismo e dal senso di emergenza che deriva dall’eterno presente, forse ci siamo dimenticati della collettività che negli anni Novanta decise di farsi governare da un sindaco come Giuliani.
Non possono mancare due rapide segnalazioni, due suggestioni per ragionare sul male e sull’elaborazione del lutto, sulla presenza nel mondo e, di riflesso, sul significato dell’assenza: il ritorno di Twin Peaks (sperando che non si riveli una triste parodia come purtroppo è accaduto a inizio 2016 con The X-files) e la stagione conclusiva di The Leftovers.