«Ci sono le condizioni per un’unica candidatura di centrosinistra», aveva dichiarato Vincenzo De Luca il giorno dopo la vittoria alle primarie del Pd in Campania. La segreteria regionale nel pomeriggio si era affrettata a ribadire che «il dialogo con Sel è aperto da mesi». Terminata, per ora, la partita sullo sfidante di Stefano Caldoro alle regionali di maggio, comincia il lavoro sulle alleanze. E, come sempre, a sinistra ci sono distinguo e avvicinamenti a fasi alterne.

Quando la partita tra il sindaco decaduto di Salerno e l’eurodeputato Andrea Cozzolino era ancora da giocare, le varie anime della sinistra istituzionale (Sel, PdCI, Prc, Partito del Lavoro e Sinistra in movimento) avevano lanciato un appello all’ex sindaco di Ercolano e attuale assessore alla Cultura di Napoli, Nino Daniele, perché si candidasse a governatore in alternativa ai democrat: «L’esperienza e il progetto percorso – era scritto nel testo – hanno l’ambizione e la potenzialità di aprire una nuova stagione ed è per questo che rivolgiamo l’appello a tutti e a tutte a impegnarsi per allargare ulteriormente questo spazio nuovo e chiediamo allo stesso Nino Daniele di dare la sua disponibilità». Aveva sorpreso la reazione del sindaco partenopeo Luigi de Magistris, che aveva replicato: «Nino è lusingato di questa indicazione. Anch’io lo sono perché è un riscontro al fatto che all’epoca l’ho voluto in giunta. Ma penso che per ora resti a fare l’assessore». Magari con la possibilità di scalare a vicesindaco al posto di Tommaso Sodano. In sostanza uno stop cui è seguita la decisione dell’ex pm di tenere fuori la sua associazione, Dema, dall’impegno diretto nelle elezioni di maggio, in vista delle comunali dell’anno prossimo.

Se avesse vinto Cozzolino la cordata di sinistra sarebbe stata compatta dietro una bandiera alternativa e autonoma rispetto al Pd e forse anche de Magistris si sarebbe sentito più motivato a fare opposizione all’ex pupillo di Bassolino. De Luca, invece, cambia il quadro. Innanzitutto perché è un amministratore e, come l’ex pm, è incappato nella legge Severino. De Luca, all’epoca della sospensione di de Magistris, fu uno dei pochi a difenderlo. Lo aveva sostenuto, irritando il Pd, anche in altre occasioni: «È personalità politica del centrosinistra che ha trovato un bilancio drammatico e governa un comune con poche risorse. Ma lui rimane il sindaco e noi all’opposizione perché non siamo capaci di fare programmi nell’interesse dei cittadini. Per le regionali troveremo il modo di collaborare con lui». Insomma un certo feeling c’è, magari interessato vista la caccia al voto partenopeo. Ieri de Magistris era prudente: «Non so se De Luca riuscirà a unire tutta la sinistra contro Caldoro. Dipende da quello che diranno e faranno lui e il suo partito».

Il sindaco emerito spariglia le carte anche tra i vendoliani: i salernitani non vogliono sentire parlare di alleanze con lui, a Napoli invece sono attendisti. Spiega Salvatore Vozza, segretario regionale di Sel: «Il modo in cui di volta in volta le primarie sono state rinviate non ha dato un’immagine bella. E ancora adesso resta aperto il problema del candidato De Luca se, una volta eletto, può insediarsi o meno. Ritengo questa una responsabilità della direzione nazionale che ha preferito avere atteggiamenti ambigui invece di scegliere una linea. Se il Pd intende riaprire una discussione valuteremo cosa proporranno». Oggi si riuniranno e si riparlerà anche della candidatura Daniele