Giulio Regeni «era un agente dei servizi segreti». Al Giornale è bastato aggiungere la parola «mistero» ed ecco un pezzo pronto per l’edizione online di ieri mattina, merce ideale da dare in pasto ai calunniatori del web.
Merce avariata, pescata dai bassifondi della rete (dal blog del «giornalista investigativo» Marco Gregoretti) secondo la quale Giulio «era un agente dell’Aise», cioè l’ex Sismi, che si occupa di terrorismo internazionale. Selezionato dall’intelligence «qualche anno fa» (Regeni al momento in cui è stato ucciso al Cairo aveva 28 anni) per le sue «buone conoscenze informatiche» e «master vari». Secondo Gregoretti e secondo il Giornale «si trovava in Egitto con la scusa della tesi di laurea» – si trattava in realtà della tesi di laurea per l’università di Cambridge.
E chissà che ad emozionare questi giornalisti investigativi non sia stata proprio l’università di Cambridge. Avranno visto anche loro qualche film sui «magnifici cinque» di Cambridge, gli agenti segreti inglesi che proprio in quel famoso college si erano incontrati e che facevano il doppio gioco per l’Unione sovietica, il più noto dei quali era Kim Philby. Tant’è che secondo il Giornale e la sua fonte era proprio «la collaborazione giornalistica» di Regeni «con il manifesto» a «funzionare da perfetta copertura». Peccato che Giulio aveva mandato i suoi pezzi al nostro giornale chiedendoci di pubblicarli con uno pseudonimo, cosa che abbiamo fatto: una ben strana copertura – il dettaglio dev’essere sfuggito a questi giornalisti investigativi. Che investigando investigando avrebbero scoperto altri spioni al manifesto: «È successo nel passato». Giornalisti spioni? Certo che è successo, e nella redazione di Sallusti dovrebbero conoscerne qualcuno.
E così ieri mattina, qualche ora dopo lo «scoop» del sito del Giornale, ecco la smentita «con stupore e costernazione» che arriva da fonti dell’intelligence italiana. Secondo le quali si tratta di «inqualificabili falsità e strumentalizzazioni». Sono fonti anonime, ovviamente. E del resto il giochino di questi giornalisti investigativi era fin troppo prevedibile: i servizi segreti avrebbero smentito in ogni caso. Ma al sito del Giornale poco dopo non è rimasto che prendere atto. Sparito il «mistero» accanto alla notizia è comparso un aggettivo: «Presunta»