La storia di Ahmed, il ragazzino egiziano di 13 anni sbarcato la scorsa settimana a Lampedusa con una busta di plastica stretta in mano per tutto il lungo viaggio sul barcone e dentro il certificato medico del fratellino Farid di sette anni, è diventata un caso diplomatico tra Italia e Egitto.

Ahmed ha intrapreso da solo, grazie alla colletta di parenti e vicini, il pericoloso viaggio verso l’Europa per cercare un lavoro che gli consentisse di pagare le cure mediche salvavita per il fratello più piccolo, affetto da una grave malattia del sangue, terapie che in Egitto sarebbero costate una cifra impossibile da pagare per una famiglia povera come la sua.

Questo ha raccontato Ahmed Mahmoud al Corriere della Sera, contattato attraverso un mediatore dell’Oim. La sua storia ha commosso l’Italia e scatenato una gara di solidarietà: l’ospedale di Careggi a Firenze ha dato disponibilità a farsi carico gratuitamente delle cure mettendo a disposizione l’équipe medica specializzata dell’ospedale pediatrico Meyer, la fondazione Bacciotti ha messo a disposizione dei genitori di Farid una residenza per potergli stare vicino nel capoluogo toscano, in più il Viminale ha attivato un ponte aereo per il loro viaggio e una sistemazione è stata trovata, sempre a Firenze, anche per il coraggioso Ahmed.

Tutto questo attivismo solidaristico italiano non è però piaciuto al governo del Cairo, che ieri tramite i media ha cercato di dissuadere tanto la famiglia di Ahmed e Farid d’ accettare l’offerta di cure quanto l’Italia da metterla in pratica agitando lo spettro di un arrivo in massa di immigrati.

Il fatto è che la storia di Ahmed e della generosità italiana è stata riportata dai social media arabi e il governo egiziano non ha fatto una bella figura a livello internazionale.

Il ministro della Sanità egiziano Ahmed Emad si è giustificato dicendo che la famiglia di Farid non ha richiesto il trattamento sponsorizzato dallo Stato per il figlio malato e che, volendo, se ne sarebbe interessato «personalmente». Non risulta che il ministro abbia preso contatto con la famiglia Mahmoud nel polveroso villaggio del distretto costiero di Kafr El Sheikh sul delta del Nilo. In compenso sul caso si è espresso anche il portavoce del ministero degli Esteri Ahmed Abu Zeid, che tramite l’emittente Dream Tv ha invitato la famiglia a seguire le istruzioni di Emad, spiegando che «l’Egitto pensa ai suoi figli» e che «c’è spazio per chi vuole ricevere qualsiasi tipo di cura o trattamento medico».

Il portavoce del governo ha aggiunto poi che l’arrivo di Farid in Italia porterebbe un messaggio sbagliato incoraggiando l’emigrazione illegale di chi fugge da «una relativa miseria» o semlicemente «vuole cercare un appoggio e una piena comprensione a casa propria». L’edizione araba del sito Huffington Post ieri titolava sul caso in apertura «Roma imbarazza il Cairo» e ricordava la mancanza di fiducia dell’Italia verso il regime di Al Sisi dopo il caso di Giulio Regeni.