Primo giorno a riposo forzato, ieri, per un paio di migliaia di dipendenti (tra occupati diretti e dell’indotto) delle miniere d’oro di Skouries, nella Penisola Calcidica. Il ministro della Ricostruzione produttiva Panos Skourletis ha infatti sospeso l’attività mineraria alla compagnia canadese Canadian Eldorado Gold per «violazione dei requisiti tecnici».
La chiusura delle miniere, contestate da un vasto fronte di comitati e movimenti per la loro invasività ambientale e perché avrebbero arricchito solamente la multinazionale devastando il territorio, era stata un cavallo di battaglia di Syriza alle scorse elezioni.

Già a marzo l’allora ministro Panagiotis Lafazanis (ora leader di Unità Popolare) aveva limitato le operazioni sospendendo due licenze, e il suo successore Skourletis, fedelissimo di Tsipras (che ha dato l’ok alla sospensione), ha portato a termine la revisione delle concessioni minerarie cominciata dal predecessore, dando ragione ai comitati e movimenti che ne chiedevano la chiusura e per i quali la Penisola Calcidica è diventata un po’ come la Val di Susa per i No Tav in Italia. Una decisione che lo stesso premier ha rivendicato in televisione nel suo messaggio di dimissioni, insieme alla riapertura della tv pubblica Ert chiusa dal governo Samaras (altro cavallo di battaglia elettorale). Un segnale di sfida lanciato alla sinistra e il tentativo di dimostrare che, pure con il Memorandum imposto, esistono spazi per decisioni politiche alternative e radicali.

La Hellenic Gold (filiale locale della Canadian Eldorado) ha fatto sapere che farà ricorso alla magistratura contro il governo e per ripicca ha immediatamente sospeso i lavoratori, annunciando che se le estrazioni non riprenderanno questi saranno licenziati, facendosi forte del fatto che nella regione le miniere rappresentano il più importante datore di lavoro e l’impatto sociale della chiusura sarebbe fortissimo. Una vecchia contraddizione, quella tra ambiente e lavoro, che si ripropone in un Paese che ha il più alto tasso di disoccupazione d’Europa e già allo stremo per le politiche economiche di austerità.

I contestatori delle estrazioni hanno risposto sostenendo che i minatori potrebbero essere utilizzati per risanare il territorio, ma in ogni caso se ne riparlerà a ottobre, quando si insedierà il prossimo governo. A meno che di fronte alle pressioni e ai ricatti occupazionali della compagnia il governo di transizione elettorale che verrà non deciderà di riaprirle.
La sospensione delle attività non ha fermato le proteste di anarchici e antagonisti, che in questi giorni stanno tenendo un campeggio antiautoritario a Ierissos, vicino alle miniere. Domenica una manifestazione si è conclusa con incidenti: la polizia ha lanciato lacrimogeni e granate assordanti, e ha arrestato 78 attivisti.