Dopo le polemiche delle ultime ore, gli elicotteristi di Rieti non parlano volentieri. Non ci stanno a passare per piantagrane e tantomeno vogliono criticare i colleghi in prima linea: «Vigili del fuoco, carabinieri, il soccorso alpino, guardia di finanza, stanno facendo un lavoro pazzesco, c’è chi rischia letteralmente la vita per portare un po’ di fieno e di conforto a chi è in difficoltà, scrivetelo questo».

Serpeggia però tra chi è operativo un malumore, si sussurra di provvedimenti disciplinari, di tentativi di coprire la verità.

Ma la verità è semplice: gli elicotteri della Forestale, quelli bianchi e verdi per capirci, non volano più. Dal 1 gennaio sono a terra. Chiusi negli hangar. Non per volontà dei comandi o degli equipaggi ma per noncuranza del governo, che non ha ancora firmato i decreti attuativi della riforma Madia in cui uomini e mezzi dell’ex Forestale sono passati un po’ ai Carabinieri e un po’ ai Vigili del fuoco. Né ha approvato una proroga per una riforma che come vedremo è molto complessa.

Nelle zone terremotate si vedono elicotteri militari, della finanza, della polizia, dei vigili del fuoco ovviamente e perfino della guardia costiera. Ma della Forestale – finora – nessuno.

«Il problema è politico, siamo tutti demoralizzati, in piena emergenza neve, black out e terremoto non possiamo fare nulla», raccontano alcuni elicotteristi ex Forestale finiti in ferie forzate o chiusi nelle basi a non fare nulla. E dire che fino a dicembre volavano ovunque: dal cratere terremotato di Amatrice fino al servizio antincendio in Sicilia che era finito ai privati e invece è stato affidato alla Forestale a un terzo del costo. Tutto finito a capodanno. Per noncuranza. Per sottovalutazione.

Chi fa le riforme in parlamento poi non si preoccupa di attuarle sul campo.

Mercoledì il soccorso alpino – ignaro del problema – aveva chiesto l’intervento degli elicotteri della Forestale per un intervento di soccorso nel teramano. Ma dalla base di Rieti non si è potuto far nulla. Non che fossero di per sé risolutivi ma certo facevano comodo elicotteristi con centinaia di ore di volo alle spalle e decenni di servizio.

Un elicottero NH 500 della Forestale (foto d'archivio)
Un elicottero NH 500 della Forestale (foto d’archivio)

 

L’Arma fa sapere che 3 elicotteri NH nei giorni scorsi non potevano lavorare per le pessime condizioni meteo, una tesi che gli esperti smentiscono (leggi per esempio qui e qui): «Al Rigopiano di sicuro non si arrivava ma nella neve lavoriamo normalmente. Anche per portare fieno o medicinali ad esempio». Altri erano «in manutenzione» e dunque non operativi.

Ma che tipo di manutenzione? Secondo i tecnici, gli elicotteri non possono stare fermi per più di 5 giorni. In gergo, devono essere «preservati». Dalla base assicurano che è stato fatto e che gli elicotteri possono volare.

Perché sono fermi allora? «Per la burocrazia», rispondono.

Perché il passaggio dal «mondo» civile a quello militare impone interventi ad esempio sui sistemi tecnici e di comunicazione. Lavorazioni specializzate e costose, l’agenzia Agenparl stima oltre 2,4 milioni di euro di costi extra solo per l’adeguamento tecnico.

E poi c’è il personale, che una volta «spacchettato» deve apprendere le «Pos», le procedure operative standard dei nuovi corpi di appartenenza, carabinieri e vigili del fuoco. Un addestramento che non è mai nemmeno cominciato nonostante la riforma sia stata approvata la scorsa estate. E i brevetti di volo Enac, che devono essere omologati dalla Difesa e dal Viminale.

Nulla di insormontabile o imprevisto.  I decreti sarebbero perfino pronti.

È la burocrazia che ferma mezzi e uomini che fino a tre settimane fa volavano e intervenivano secondo le proprie competenze. Che oggi non esistono più.

«La Forestale aveva il vantaggio di essere un corpo piccolo, poliedrico, con una catena di comando corta, perciò potevamo intervenire rapidamente in più contesti – spiega un operativo di lungo corso – oggi siamo tutti in un limbo. Il governo o conclude la riforma attuandola o deve prorogare il passaggio di almeno 6 mesi».

Qualcuno spera ancora di essere impiegato: «Se nei prossimi giorni vedrete volare un elicottero verde e bianco, sarà perché qualche comandante si è assunto la responsabilità del decollo, siamo tutti uomini dello stato, se c’è da partire partiamo».

Il governo – oltre a elogiarle – ha il dovere di rispondere a queste persone e verificare cosa non ha funzionato.