Pensavamo che dopo il rinvio della proposta M5S sul taglio delle indennità parlamentari i sostenitori del Sì mettessero la sordina sulla riduzione dei costi della politica, per l’evidente inconsistenza degli argomenti portati. Invece, insistono.

Eppure, tutti sanno ormai che i 500 milioni dalla riforma del Senato promessi da Renzi ai poveri sono un imbroglio. Il documento della Ragioneria dello Stato che certifica risparmi nemmeno di 49 milioni all’anno è andato in Tv con le cifre in bella vista.

Non potendo negare, l’ultima versione Pd è che i 500 milioni vengono da altro: riforma delle province, fine del Cnel, limite agli emolumenti dei consiglieri regionali, riforma del rapporto Stato-Regioni.

Come abbiamo già scritto su queste pagine, la Renzi-Boschi si limita a espungere la parola «provincia» dalla Costituzione. Ma in realtà è già intervenuta la legge 56/2014 (Delrio), da cui vengono o verranno i risparmi, se ve ne saranno. Ne segue che la Ragioneria definisce per questa parte i risparmi derivanti dalla riforma non quantificabili. Mentre vediamo gli effetti reali della legge Delrio: nessuno sa chi abbia titolo a metter mano alle strade e alle scuole di cui si occupava la provincia, e le elezioni dei consiglieri delle città metropolitane sono scivolate in una oscura clandestinità di bassa cucina politica. Niente campagna elettorale, niente programmi, niente dibattiti. Questo perché sono eletti in secondo grado dai consiglieri comunali e dai sindaci delle aree metropolitane nel proprio ambito: lo stesso modello che si vuole introdurre per il senato.

La soppressione del Cnel vale per la Ragioneria 8.7 milioni di euro all’anno. Poiché alcuni milioni sono per il personale, che non si può mettere a carico della Caritas, i risparmi sono anche inferiori. Gli emolumenti ai consiglieri regionali vengono sì limitati, ma la materia non può essere totalmente sottratta all’autonomia dei consigli.

Inoltre, il concetto di emolumento non si estende a ogni trattamento economico. Non comprende le indennità aggiuntive per funzioni speciali come presidenze di commissioni e di gruppi, diarie, rimborsi spese, e benefits come assistenti, macchine blu e cellulari. Consiglieri, assessori, presidenti non dormiranno sotto i ponti. E la Ragioneria anche per questo verso definisce i risparmi non quantificabili.

E veniamo alla riforma del rapporto Stato-Regioni, che riporta allo Stato potestà legislative importanti. I risparmi non sono effetto necessario e automatico della riduzione di autonomia, e se mai verranno da quel che si farà dopo: riorganizzazione di uffici, personale, funzioni. Dunque, rimangono del tutto incerti, eventuali, non quantificabili. Mentre un effetto sicuro e immediato c’è: la dimostrazione che il nuovo senato è uno spreco di denaro pubblico, e non un risparmio.

La Renzi-Boschi introduce la cd clausola di supremazia, che consente al legislatore statale di entrare nelle materie di competenza regionale per ragioni di interesse nazionale e di unità giuridica ed economica della Repubblica. Una clausola che potrebbe essere – male – utilizzata per imbavagliare e normalizzare le comunità locali, ad esempio per grandi opere di altrettanto grande impatto ambientale. Ma, si potrebbe obiettare, il nuovo senato è una camera delle regioni, e rappresenta i territori: voterà contro, e porrà un argine.

Niente affatto. Perché – diversamente da altre materie pur rilevantissime come la revisione della Costituzione – alle leggi statali adottate in base alla clausola di supremazia il senato non partecipa in modo paritario. Il no del senato può essere superato da una nuova deliberazione della Camera, che prevale. Allora a che serve questo senato che da un lato scippa il diritto di voto ai cittadini, e dall’altro nemmeno difende i territori? A concedere medaglie corredate con le prerogative parlamentari a un ceto politico che non le merita?

Ma è bello che un primo ministro pensi ai suoi poveri. Per l’Istat, nel 2015 le persone in povertà assoluta – quelli che sopravvivono a stento – erano in Italia circa 4.6 milioni. I 49 milioni annui di risparmio certificati per il nuovo senato danno 10€ e qualche centesimo a testa. Meglio che niente. E almeno possiamo vedere lo scippo del diritto di voto come un atto di carità.