«Firmes!». In divisa verde oliva, il presidente-generale Raúl Castro, assieme al comandante Valdés e al generale e ministro della Difesa Cintra-Frías si mettono sull’attenti di fronte all’urna che contiene le ceneri di Fidel, attorniata dalla bandiera cubana e dalle immancabili rose bianche.

Dietro di loro, in abiti civili, i primi vicepresidenti Díaz-Canel e Machado Ventura ed altri dirigenti del partito-stato.

La cerimonia dell’estremo omaggio alle ceneri del lider maximo si è svolta nella sala Granma del ministero delle Forze armate rivoluzionarie ed è stata trasmessa lunedì sera dalla tv. A Ruben, mio vicino, queste immagini hanno procurato una certa tristezza. Le centinaia di migliaia di «cubani de a pie» che hanno firmano il libro di condoglianze, sia nel mausoleo di Martí nella piazza della Rivoluzione, sia in uno dei più di 1.200 luoghi in tutta l’isola dove i cittadini possono scrivere la loro testimonianza di lutto, lo fanno solo di fronte a una fotografia.

POI SI RIPRENDE, RUBEN. «Certo è una questione di sicurezza». E «comunque il paese avrà modo di rendere omaggio alle ceneri del Comandante», visto che da oggi fino a sabato verranno trasportate in un carro funebre con scorta d’onore lungo tutta l’isola, appunto perché la gente possa rendere loro l’ultimo tributo. Il percorso sarà inverso a quello che nel 1959 fece la «Carovana della libertà» guidata dal Fidel, comandante vittorioso della Rivoluzione, per recarsi da Santiago all’Avana. Le ceneri dell’ex presidente saranno inumate domenica nel cimitero di Santa Ifigenia, a Santiago, dove fervono i preparativi – pittura degli edifici, sistemazione delle strade – per la solenne cerimonia.

MENTRE IERI CONTINUAVANO le file infinite di cittadini al mausoleo di Martí, sono giunti all’Avana i numerosi ospiti internazionali che nella serata hanno presenziato alla cerimonia funebre «di massa» in piazza della Rivoluzione. Fin da ieri mattina, praticamente tutti i mezzi di trasporto statali sono stati adibiti a far affluire i cittadini nella piazza dove si prevedeva una concentrazione di varie centinaia di migliaia di persone. «Forse un milione», secondo un alto funzionario.

Sul palco, i presidenti dei paesi dell’Alleanza bolivariana: il venezuelano Maduro, il boliviano Morales, l’ecuadoriano Correa, il nicaraguese Ortega, assieme ad altri capi stato latinoamericani – come Panama, San Salvador- e africani – Capo verde, Sud Africa, Zimbabwe – più altri rappresentanti di nazioni amiche come il vicepresidente della Cina, la presidente del parlamento del Vietnam. Era annunciata la presenza di alte personalità europee come il re di Spagna Felipe VI e il premier greco Alexis Tsipras, ma non il presidente russo Putin che ha delegato in sua vece il presidente della Duma.

SARÀ UNA CERIMONIA DI MASSA e commovente, assicura Miguel Barnet, presidente dell’Unione degli scrittori e degli artisti di Cuba (Uneac). «Mi domanda come sarà la Cuba senza Fidel? La mia risposta è che Fidel non può morire perché le idee non muoiono. Lo ha detto bene Martí, valgono più le trincee delle idee, che le trincee di pietra. E noi, grazie a Fidel, abbiamo avuto le due, le idee e la forza di resistere».

Nonostante le invettive e le minacce del neoeletto Donald Trump, probabilmente in piazza della Rivoluzione vi saranno anche cittadini statunitensi, giunti a Cuba approfittando appunto di quelle aperture attuate dall’Amministrazione Obama e che il nuovo capo della Casa bianca minaccia di cancellare se l’Avana non seguirà i suoi diktat. Sono infatti iniziati i voli diretti da varie città degli States operate da compagnie nordamericane come JetBlue, Delta, American united airlines: trasportano migliaia di passeggeri che rientrano nelle più di dieci categorie – viaggi di studio, per motivi religiosi, sportivi, scambi accademici e artistici – autorizzate.

DONALD, PROFESSORE DI STORIA di New York, omonimo del magnate presidente, in visita all’Avana, mi dice che «Trump sembra voglia ripetere la politica imperiale di pressioni e minacce a Cuba, già adottata per più di cinquant’anni da una decina di capi della Casa bianca e che Obama ha avuto il coraggio di dichiarare fallita. Non riesce a darsi conto che in questo gioco pericoloso Cuba ha ben maggiore esperienza di lui».

ALL’OMAGGIO AL LIDER della rveolución hanno partecipato vertici religiosi, cattolici e cristiani. Con un comunicato, la Conferenza dei vescovi ha raccomandato «il Dr. Fidel Castro a Jesucristo» chiedendogli che «niente turbi la convivenza tra cubani» e alla Vergine della Caridad del Cobre, patrona di Cuba, di vegliare perché il paese «realizzi il sogno» per il quale Martí si sacrificò: «Una Patria con todos y para el bien de todos».