Ci sono cartelli turistici che, appena li leggi, richiamano lo storico grido morettiano e cinematografico di Io sono un autarchico: «No, il dibattito no!». Parafrasandolo in termini enologici, e vale per l’Italia intera, il grido diventa «No, il museo del vino no!» A ragione, perché la memoria di passate esperienze visualizza file di bottiglie impolverate, collezioni di cavatappi consumati da decenni di duro lavoro, botti e tini come tristi reperti, macchine per imbottigliare arrugginite.
Cui si aggiungono antiche foto di contadini tra le viti e di gruppi di avvinazzati in osteria. Tutto ciò è stato cancellato in Piemonte, e c’è da augurarsi che divenga strada nazionale da seguire, grazie a un architetto svizzero lucidamente pazzo, François Confino. Barolo, regno di un grande vino nella Langhe, decise di affidargli il compito di dar vita a un museo del vino che fosse tutt’altra cosa. E lui creò Il WIMU, Wine Museum, aperto nel 2010, sfruttando i cinque piani del castello cima al paese. François, cui si devono il visionario Museo del Cinema e la radicale rivisitazione di quello dell’automobile, entrambi a Torino, ha compiuto un autentico capolavoro.

Non solo in termini estetici, ma prima di ogni altra cosa nel riuscire ad avvicinare a un tema così complesso anche il visitatore senza alcuna conoscenza specifica se non quella del nettare nel bicchiere. Ci si diverte appena oltre l’ingresso, incontrando dietro e davanti al bancone di un bar personaggi leggendari o reali che del vino hanno fatto la storia; si impara, grazie a un’installazione, quanto influiscano sole e luna sulla vigna e la sua vendemmia; si approfondisce il rapporto del nettare di Bacco con l’astronomia, il cinema, la letteratura, la musica; si assiste al dialogo in cucina fra tradizione locale e innovazione.

Questo, e molto altro ancora, sul filo della continua sorpresa visiva e sonora. Se mai siete stati in visita al WIMU, vi suggeriamo un ottimo pretesto per rimediare alla mancanza. Sabato 4 ottobre, unico turno alle 16 e 30, torna WIMU Experience: vedere, sentire, toccare, annusare e degustare il museo. Tradotto in pratica, tutto ciò significa incontrarsi con un signore nella doppia veste di enologo esperto e guida, che conduce i naviganti sulle rotte del vino facendo loro provare una serie di curiose esperienze sensoriali. Approdo finale la degustazione di due nobili rossi che nascono sulle sponde del Tanaro, il Barolo e il Nebbiolo 2011 della Cantina Olivero Pietro di Vezza d’Alba.

I costi: 16 euro (ingresso al museo e degustazione), 8 per chi possiede l’Abbonamento Musei. Prenotazione obbligatoria entro mezzogiorno del 4 ottobre, 0173/386697, info@wimubarolo.it. Dopo, tutti a tavola da Barolando, piazza del Municipio 2, 0173/56218, 25/30. In caso di sosta week end, belle e confortevoli camere alla Cascina di Villa Due, via Oltretanaro 18, Narzole, 0173/776277, la doppia con prima colazione 70/85 euro, Prosit, ovviamente.
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