È la povertà ad alimentare il terrorismo. Papa Francesco, appena arrivato in Kenya, prima tappa del suo viaggio apostolico in Africa cominciato ieri e che nei prossimi giorni lo porterà anche in Uganda e Repubblica Centrafricana, interviene sul tema di maggiore attualità di queste settimane.
Lo fa pochi minuti dopo il suo atterraggio all’aeroporto internazionale «Jomo Kenyatta» di Nairobi quando – dopo aver effettuato una breve visita di cortesia al presidente della Repubblica del Kenya, Uhuru Kenyatta, e aver piantato un albero nel giardino della State House di Nairobi – incontra, oltre al presidente, i ministri del governo e gli ambasciatori.

«Fintanto che le nostre società sperimenteranno le divisioni, siano esse etniche, religiose o economiche, tutti gli uomini e le donne di buona volontà sono chiamati a operare per la riconciliazione e la pace», dice Bergoglio nel suo discorso. «Nell’opera di costruzione di un solido ordine democratico, di rafforzamento della coesione e dell’integrazione, della tolleranza e del rispetto per gli altri, il perseguimento del bene comune deve essere un obiettivo primario. L’esperienza dimostra che la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione».

Dalla giustizia sociale all’ambiente, anche perché, spiega Bergoglio, «vi è un chiaro legame tra la protezione della natura e l’edificazione di un ordine sociale giusto ed equo». C’è la denuncia dello sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, da parte soprattutto dei Paesi industrializzati del nord, spesso proprio a danno dei popoli dell’Africa. «Il Kenya è stato benedetto non soltanto con una immensa bellezza, nelle sue montagne, nei suoi fiumi e laghi, nelle sue foreste, nelle savane e nei luoghi semi-deserti, ma anche con un’abbondanza di risorse naturali», dice Bergoglio. «La grave crisi ambientale che ci sta dinnanzi esige una sempre maggiore sensibilità nei riguardi del rapporto tra gli esseri umani e la natura. Noi abbiamo una responsabilità nel trasmettere la bellezza della natura nella sua integrità alle future generazioni e abbiamo il dovere di amministrare in modo giusto i doni che abbiamo ricevuto. Tali valori sono profondamente radicati nell’anima africana. In un mondo che continua a sfruttare piuttosto che proteggere la casa comune, essi devono ispirare gli sforzi dei governanti a promuovere modelli responsabili di sviluppo economico».

Di ecologia si è parlato anche nell’incontro fra la delegazione vaticana, guidata dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, e quella keniana, in cui era presente il ministro dell’Ambiente che, riferisce il direttore della Sala stampa della Santa sede padre Lombardi, ha introdotto il tema della tutela del clima in vista della Cop21 di Parigi e assicurato l’impegno del Kenya per il vertice. E quello ambientale sarà uno dei temi che ricorrerà più volte durante i sei giorni della trasferta africana. Già questo pomeriggio, quando papa Francesco, dopo un incontro ecumenico ed interreligioso con i rappresentanti di varie fedi e una messa nel campus dell’università (molto probabilmente saranno ricordati i 147 studenti uccisi, ad aprile, dagli jihadisti di Al-Shabaab al Garissa University College), farà visita alla sede Onu di Nairobi, una delle più grandi al mondo, dove ci sono gli uffici della Unep (agenzia per l’ambiente) e dell’Un-Habitat (agenzia per gli insediamenti umani): «Ci si attende un discorso ampio che riprenda i temi della Laudato si’», ha anticipato Lombardi.

Domani Bergoglio partirà per l’Uganda, da dove, riferisce Frank Mugisha, leader della ong Sexual minorities, è giunta al papa da parte degli attivisti gay la richiesta di un’udienza privata e l’appello affinché denunci le leggi omofobiche: in Uganda l’omosessualità è un reato, punito anche con l’ergastolo.